VOCE
CARCERE MINORILE
20.02.2020 - 17:54
ROVIGO - "In tutta la discussione che si è sviluppata attorno al paventato arrivo del carcere minorile in città non è stato sinora preso in considerazione un fatto determinante, che rende assai improbabile ogni tentativo per ostacolarne il trasferimento dal capoluogo della Marca, che sono gli interessi che si muovono intorno al mondo dei poveri che si trovano nelle patrie galere. Qualcuno, in queste settimane, ha in effetti rimarcato il fatto che, nella scelta prodotta da parte del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e quello della Giustizia Minorile, c’è stato già un finanziamento di poco più di 700mila euro per uno studio di fattibilità che segue la scelta dello spostamento fatta già nel 2017 e che ha visto l’estate scorsa la presenza di tecnici all’interno del vecchio istituto", interviene così Livio Ferrari, giornalista, scritto, ex consigliere, presidente del Coordinamento enti e associazioni di volontariato penitenziario, fondatore della conferenza nazionale volontariato giustizia nel 1998 e presidente della stessa dal 1998 al 2005, consulente del Ministro della Solidarietà Sociale per le politiche penitenziarie nel 2007-2008. Insomma, un esperto di politiche penitenziarie.
"Il prossimo passo da parte del Ministero della Giustizia sarà quello di recuperare un discreto numero di milioni di euro per mettere a bando i lavori di riqualificazione e restauro dei fabbricati di via Verdi per renderli idonei ad ospitare dei soggetti minorenni, cioè creare quegli spazi necessari a rendere il luogo vivibile, non certo come è attualmente. Questo significa che un altro tassello del business del mattone per costruire nuove carceri si è aggiunto ai precedenti e, pertanto, è alquanto inverosimile che possa fermarsi, considerato gli interessi che produce in certi ambiti. L’importante sarà vigilare sulle scelte che verranno prodotte affinché non succeda quanto avvenuto in altre parti d’Italia per circa 40 istituti battezzati “carceri fantasma” in quanto sono stati costruiti, inaugurati e mai utilizzati. Aperti e sfruttati solo in parte, dismessi e demoliti. Sono tanti, quasi tutti dovevano servire per gli adulti, da nord a sud e rappresentano uno spreco di denaro pubblico e di spazio in un Paese dove la maggior parte dei penitenziari sono sovraffollati e i detenuti, insieme con gli agenti che li controllano, vivono in condizioni al limite della sopportabilità. Infatti da un lato ci sono numeri da vertigine, penitenziari che scoppiano, celle dove i detenuti sono praticamente accatastati, dall’altro, carceri costruite e mai finite, carceri costruite ma vuote, carceri dismesse. Se poi qualcuno afferma che può servire per nuovi posti di lavoro, è necessario precisare che di sicuro agenti di polizia penitenziaria e personale dell’area educativa e amministrativa saranno assunti, ma solo attraverso concorsi pubblici e perciò provenienti nelle maggior parte dei casi da altre parti d’Italia, non essendo contrattazioni possibili in loco".
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