VOCE
CORONAVIRUS IN POLESINE
03.04.2020 - 18:35
ROVIGO - "In questi giorni le Organizzazioni datoriali agricole approfittando del clima di emergenza in cui versa il nostro paese, stanno avanzando con forza la richiesta di estendere e liberalizzare l’uso dei voucher in agricoltura. Con questo strumento, si pensa di attirare lavoratori anche italiani al fine di sostituire la contingente mancanza di lavoratori comunitari dei paesi dell’Est ed extracomunitari in special modo del Marocco". Inizia così l'intervento del segretario generale FLAI – CGIL Rovigo,Mauro Baldi.
"Tale modalità la ritengo inopportuna in quanto già oggi esistono i “voucher in agricoltura” che a differenza dei vecchi buoni lavoro, aboliti nel marzo 2017, non sono dei ticket, ma si attivano direttamente online, dal sito dell’Inps. È possibile attivare un contratto di prestazione occasionale in agricoltura se il lavoratore appartiene a determinate categorie svantaggiate: titolari di pensione di vecchiaia o di invalidità; giovani con meno di 25 anni di età, se studenti; disoccupati e percettori di prestazioni a sostegno del reddito, che nel nostro Polesine di certo non mancano. E cosa importante, il compenso deve essere pari all’importo della paga oraria individuata dal contratto collettivo (CCNL per gli operai agricoli e florovivaisti)".
"Tale CCNL è di per sé un contratto flessibile in quanto il lavoratore può essere assunto a tempo determinato, anche un mese ed ulteriormente prorogabile per consentire di portare a terminare il lavoro, inoltre basta indicare nel contratto quante giornate si prevede lavorerà in questo determinato arco di tempo. Per quanto riguarda la mancanza di manodopera straniera, voglio precisare che già da anni la manodopera proveniente dall’Est Europa è in diminuzione in tutto il Veneto ed anche sul nostro territorio. In moltissimi stanno tornando nel loro Paese perché qui venivano pagati 5 euro l’ora e faticavano più di 200 ore al mese".
"I rumeni, insomma, se ne vanno o non ritornano non perché temono il virus, ma perché in Veneto vengono sfruttati ed ora certe aziende e cooperative “furbette” li stanno sostituendo con profughi e richiedenti asilo, che a volte prendono solo 3 euro l’ora, drogando di fatto il mercato del lavoro. Regolarizzando questa categoria di lavoratori si avrebbe la possibilità di avere manodopera regolare. Pertanto è inaccettabile che la gravissima emergenza determinata dalla pandemia del COVID-19 possa essere il grimaldello per rendere ancora più precario il lavoro agricolo. Non è con queste scorciatoie che si può pensare di convincere i tanti nuovi disoccupati che questa pandemia genererà in Italia, a lavorare nel settore agricolo. Il problema si risolve rendendo più trasparente l’incontro tra domanda e offerta di lavoro a livello territoriale".
"Al contrario si vuole ritornare al “vecchio voucher” con poche regole e concreto strumento di precarizzazione del lavoro. Uno strumento che ritengo sia inaccettabile e lesivo della dignità di chi lavora in agricoltura, che soprattutto in questo periodo, dovrebbe invece vedere riconosciute le piene tutele contrattuali, oltre alle misure di sicurezza previste dal Governo, in un settore strategico e fondamentale per l’alimentazione dei cittadini".
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