VOCE
PORTO TOLLE
16.07.2020 - 12:49
PORTO TOLLE - “Morti aspettando la cassa integrazione: questi i necrologi shock di CasaPound posizionati davanti alle sedi Inps”: lo annuncia Mirko Dasini, di Porto Tolle, responsabile provinciale Casa Pound Polesine, dando notizia del blitz dimostrativo compiuto per non fare cadere l’attenzione sul dramma di tanti lavoratori senza reddito da mesi.
“Un gruppo di militari, arrivati dal Delta ma anche da altri Comuni del Polesine - spiega Dasini - si sono dati appuntamento all’Inps di Rovigo, per manifestare il disagio che stanno vivendo in questo fase storica. Si tratta di una manifestazione scattata a livello nazionale: centinaia di manifesti funebri sono stati affissi dai militanti di CasaPound Italia davanti alle sedi Inps in decine di città italiane”.
“L'intento è denunciare la morte dell’economia italiana e di migliaia di piccoli e piccolissimi imprenditori, messi in ginocchio dalle politiche governative e ‘giustiziati’ dai disservizi, dai ritardi e dall’incapacità di gestire i pochi aiuti statali da parte dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale”, precisa Dasini. “L’Inps - spiega CasaPound - dovrebbe essere l’ente pubblico di maggior sostegno ai lavoratori e agli imprenditori in questo momento di profonda recessione. E invece non soltanto si è fatta trovare impreparata a fronteggiare l’emergenza, ma addirittura ha aggravato una situazione già critica. Da un lato con i disservizi telematici, dall’altro con la lentezza nella lavorazione delle pratiche che non ha ancora consentito a centinaia di migliaia di cittadini di riscuotere la cassa integrazione e i vari bonus di sostegno al reddito. Non ci sono stati soltanto ritardi ingiustificabili nell’erogazione dei soldi, ma addirittura le imprese che hanno anticipato la cassa integrazione sono ancora in attesa della necessaria autorizzazione per compensare quanto già pagato con i contributi da versare. Insomma, l’Inps, non contenta di essere in ritardo nei pagamenti, ha addirittura messo i bastoni tra le ruote anche a coloro che, per venire incontro ai propri dipendenti, hanno messo di tasca propria quanto avrebbe dovuto corrispondere lo Stato”.
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