VOCE
IL CASO
18.12.2020 - 11:06
Il nuovo carcere di Rovigo
ROVIGO - Fino a 44 detenuti positivi provenienti da tutto il Veneto e destinati in un reparto del nuovo penitenziario di Rovigo. Ma nello stesso reparto “sono ubicati anche detenuti non soggetti a positività al Covid e l’unico divisore è costituito da una rotonda con due cancelli a lati che separano i due reparti. Vi è un’unica via di accesso per poliziotti e non, poiché gli stessi usano per salire e scendere la stessa rampa di scale, identica cosa accade anche per i detenuti, che hanno anch’essi un’unica rampa di scale per salire e scendere”. A denunciarlo è la Cgil, con il responsabile penitenziari Gianpietro Pegoraro, il responsabile della Funzione pubblica di Rovigo Davide Benazzo e il suo omologo regionale Franca Vanto.
“Non è chiaro - continuano dal sindacato - il modo con cui si effettua il servizio di sorveglianza ai detenuti collocati al Sai (la sezione speciale per i positivi al Covid, ndr) e di come si deve procedere qualora le condizioni dei detenuti positivi peggiorassero. Ci preme far notare che non vi è un protocollo di prevenzione a favore di tutto il personale, poliziotti e infermieristico, condiviso da entrambe le amministrazioni. Pieno d’incertezze è” anche, secondo il sindacato, “il modo con cui dovrà funzionare il reparto Covid, oltre alla sua collocazione. Esiste anche il problema dei tamponi da far svolgere a tutto il personale del carcere del carcere Rovigo, in particolar modo ai poliziotti ed ai detenuti, che vengono svolti, rispetto al personale infermieristico, con ritardo di circa due mesi tra un tampone e l'altro”.
E ancora, la Cgil segnala “la mancanza di personale infermieristico, che non è garantito nell'arco delle 24 ore giornaliere, come mancano apposite apparecchiature di ventilazione qualora il paziente abbia difficoltà respiratorie. Va anche in questo caso evidenziato che la struttura ospedaliera di Rovigo, rispetto altre strutture risulta essere insufficiente e non attrezzata”. Per questo, la Cgil chiede un intervento a prefetto, sindaco di Rovigo e dg dell’Ulss.
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