VOCE
IL PARERE
02.01.2021 - 15:34
Il 2020 ci ha lasciato con i crudi numeri di migliaia di morti in Veneto, quasi tremila, mille in più della tragedia del Vajont, una tragedia più grande. Era già scritto nei numeri che dovesse accadere, lo dicevano i decessi crescenti e la diffusione del virus dopo la metà di novembre. La scelta di mantenere il Veneto in zona gialla è la causa di questa strage. Il governo nazionale e il presidente del Veneto ne condividono le responsabilità. Con numeri in proporzione molto più bassi, Angela Merkel nel parlamento tedesco, ai primi di dicembre, in un accorato discorso, dichiarava la necessità di un lockdown.
Nel Veneto, Luca Zaia, parafrasando un detto particolarmente volgare, diceva che non si potevano fare le chiusure con il portafoglio degli altri: un vero statista!
La pressione delle categorie economiche ha portato a questi risultati. Siamo ancora in piena crisi pandemica e nemmeno il vaccino ci salverà, almeno per i primi mesi di quest'anno e sarà necessario mettere in atto severe restrizioni per evitare il collasso del sistema sanitario veneto già sotto stress, nonostante le chiacchiere di Zaia e dei suoi clientes.
Siamo stati l'unica forza politica, ai primi di dicembre, manifestando sotto gli uffici della regione a Venezia, a richiedere misure più restrittive, dicendo che la zona gialla era insostenibile se non al prezzo di migliaia di morti.
Purtroppo avevamo ragione, ma non abbiamo avuto la forza di difendere, come sarebbe stato necessario, la salute dei cittadini e delle cittadine della nostra Regione, la parte più fragile.
Chi ha la prima responsabilità di questo disastro è certamente Zaia, per il ruolo che si è assunto, e con lui le sue più strette collaboratrici e collaboratori. Di fronte a questa tragedia, dovrebbero assumersi le loro responsabilità e fare un passo indietro.
Luca Zaia si dimetta!
Paolo Benvegnù, segretario regionale Rifondazione Comunista del Veneto
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