VOCE
CORONAVIRUS IN POLESINE
22.01.2021 - 18:45
ROVIGO - Si è sentito tanto parlare del plasma iperimmune e della sua importanza per i pazienti malati di Covid, ma da dove è partita questa ricerca? Ecco la spiegazione di Andrea Frigato, primario di Medicina trasfusionale a Rovigo.
"L'idea da punto di vista medico è vecchia di almeno un secolo, ma durante la pandemia è riemersa perchè nella prima ondata i presidi terapeutici erano pochi e poco chiari e la medicina trasfusionale ha voluto dare il suo contributo n questo senso. Già in passato si erano riscontrati gli effetti benefici del plasma raccolto da pazienti convalescenti ed utilizzato per aiutare quelli malati.
In Veneto ha avuto un grande valore perchè siamo riusciti a creare una rete di trasfusionali che si sono dedicati a questa attività. La Regione ci ha poi supportato fornendoci una serie di strumenti operativi che ci hanno permesso di raccogliere nella prima fase l'equivalente di 1000 untà terapeutiche per trattare i pazienti".
Chi può donare e qual è il procedimento? "Dalla lista totale dei possibili donatori (persone guarite dal Covid), viene fatta una prima scrematura, anche telefonica per escludere chi si sa già che non può effettuare la donazione, come le donne che hanno avuto figli. Dei contatti totali, un 10% circa passa a fare gli esami per valutare l'idoneità alla donazione. Dopo tutti i controlli necessari si arriva alla donazione del plasma. Ma non finisce qui: perchè a questo punto il plasma dev'essere lavorato, si devono fare alcuni esami aggiuntivi e finalmente la sacca viene congelata e messa via per essere utilizzata. Il processo per avere il prodotto non è così semplice".
Cosa dicono i dati della ricerca? "Nella prima fase (fine agosto) erano stati analizzati 80 pazienti, i dati preliminari della seconda fase (fine dicembre) invece saranno effettuati su 700 pazienti, potremo quindi avere dei dati superiori. Non stiamo parlando di un farmaco salvavita, non è così. Ma vogliamo capire se ha effetto e i dati preliminari che abbiamo ci confermano già la sua efficacia; e vogliamo capire quando inserirlo all'interno del percorso di cura dei pazienti: questo contiamo di farlo adesso con l'elaborazione degli ultimi dati. Abbiamo comunque già notato che c'è un'efficacia se viene usato nella fase precoce della malattia".
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