VOCE
Il caso
29.04.2021 - 14:35
VENETO - La Procura di Padova ha aperto un fascicolo sull'affidabilità dei test rapidi in Veneto, dopo il polverone sollevato dalla trasmissione "Report". E tra le persone informate sui fatti, è già stato sentito anche il direttore di Microbiologia universitaria, Andrea Crisanti. Il procuratore di Padova, Antonino Cappelleri, né conferma né smentisce l'indagine ma sottolinea - come scrive Il Mattino di Padova - che "in qualunque caso è stato fatto un danno".
Nel suo punto stampa di ieri, il presidente del Veneto Luca Zaia aveva detto di "non sapere nulla" dell'inchiesta, aggiungendo che né lui né i suoi collaboratori sono stati contattati dai magistrati. "Le carte - ha spiegato - vedono comunicazioni tra dirigenti". Se vi sarà qualcuno che ufficialmente "chiarirà che i test Abott, usati in tutto il mondo, non funzionano, deve scriverlo ufficialmente, La Procura a quel punto potrà dire se c'è qualcuno che deve pagare il conto. Noi abbiamo fatto il nostro dovere, siamo qui a rispondere". E il direttore della sanità veneta, Luciano Flor, aveva ribadito di non saper niente del fascicolo: "Non vedo di cosa dovrei preoccuparmi - ha aggiunto - i test rapidi sono stati distribuiti anche dal Governo, e nel momento in cui abbiamo iniziato ad usarli erano l'unica alternativa al test molecolari, che oggettivamente, per via dei reagenti da reperire e delle macchine, aveva dei limiti. Sono stati un di più rispetto ai molecolari, che non abbiamo mai smesso di fare".
L'inchiesta è stata affidata alla Guardia di finanza e coordinata dal pm Benedetto Roberti, che ha ipotizzato il reato di frode nelle forniture pubbliche in quanto i test antigenici non rispetterebbero le prestazioni diagnostiche indicate dall’azienda farmaceutica produttrice. Tra i dubbi che dovrà dirimere la procura, il fatto che i tamponi rapidi possano o meno aver provocato una percentuale di falsi negativi al Covid più alta di quella reale, di fatto rendendo la trasmissione del virus nelle case di riposo tra il personale sanitario più facile. Inoltre se ci sia qualcuno che ha sponsorizzato l’uso di quei test in Regione senza un controllo vero sulla loro efficacia.
Intanto lo stesso Andrea Crisanti è indagato dalla Procura di Padova dopo una segnalazione di Azienda Zero, il braccio operativo della Regione Veneto, secondo la quale le critiche dello scienziato al sistema di prevenzione Covid - in particolare l'uso generalizzato dei test rapidi - avrebbe gettato discredito sulla sanità veneta. Il fascicolo è stato aperto all'inizio di marzo, e vede i magistrati procedere per l'ipotesi di diffamazione.
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