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CORONAVIRUS IN ITALIA

La censura dei virologi

I virologi in rivolta per il freno delle partecipazioni in tv approvato dal governo

La censura dei virologi

CORONAVIRUS - L’ordine del giorno votato alla Camera e accolto dal governo su possibili regole per la partecipazione degli scienziati in tv ha scatenato le proteste dei volti più noti tra gli scienziati. Ma se ci devono essere regole, dice Pregliasco, che valgano per tutti. C’è chi ha gridato alla censura, ha evocato addirittura il fascismo e chi più semplicemente l’ha bollata come una stupidaggine. I virologi sono sul piede di guerra dopo l’approvazione alla Camera, recepita dal governo, su un ordine del giorno che impegna l’esecutivo a regolamentare la partecipazione degli scienziati alle trasmissioni televisive, oltre che a interviste con giornali e radio, con regole potenzialmente più stringenti.

Tra i più inviperiti c’è Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova: "Non si può mettere il bavaglio a medici e professori universitari che parlano di come si evolve una malattia infettiva, fino a prova contraria siamo in uno stato democratico. Limitare la libertà di parlare sarebbe gravissimo, questo è fascismo". Gli fa eco Massimo Galli, pensionando primario dell’ospedale Sacco di Milano e punto di riferimento per milioni di telespettatori sin dall’inizio della pandemia di Coronavirus: "Certo ci sono persone che dicono assolute sciocchezze, altri che dicono e poi disdicono, e ci sono anche professionisti che spiegano le cose come stanno. Ma in questo caso siamo al grottesco: impedire ai medici di esprimersi è come dire che un avvocato non può discutere di argomenti giuridici in tv e sui giornali".

 

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