VOCE
DIARIO DELL'ALLUVIONE-1
01.11.2021 - 17:39
La mattina del 15 novembre del ’51, giovedì, insolito, strano viavai in piazza.
Il Po aveva rotto ad Occhiobello alle 21 del giorno prima e le sue acque impetuose, in poche ore, avevano raggiunto l’argine destro del Canal Bianco che gli scorre parallelamente a sei Km di distanza.
Era impressionante osservare come degli alberi che popolavano le campagne eran rimasti allo scoperto solo i rami, quasi braccia umane imploranti.
Non c’era tempo da perdere. Ritornai in piazza e vi sostai quel tanto da ascoltare quello che andavano cianciando le autorità ed i tecnici del genio civile.
“Niente paura! – rassicurava il capo dei tecnici fumando nervosamente un toscano sul marciapiede del municipio – se l’acqua riempie il Canal Bianco e minaccia Arquà, faremo saltare la Fossa di Polesella. La piena, così, si dirigerà al mare come in un nuovo letto”.
“E non sarebbe meglio farla saltare subito questa Fossa?” chiese il sindaco, imperturbabile anche in quei frangenti, con le mani, da sempre inoperose, nelle tasche dei pantaloni.
“Aspettiamo. Facilmente non sarà necessario - insistette il capo dei tecnici - il Canale dovrebbe tenere”.
“Se non lo sanno loro! - si confortava don Aniceto - E poi, prima che il Canale si riempia, si è sempre in tempo a metterci al sicuro”.
“Lu el parla cussì parché, in caso de bisogno, el pol ‘ndar in zima al campanile - intervenne Gigi Culatti, l’economo comunale – Ma noialtri, con de le case de zinque siè metri che le sta apena in piè, dov’è ca ‘ndémo?!”
Visto che non c’era per nulla da fidarsi né dei tecnici, che tenevano sotto controllo la situazione standosene sul marciapiede del municipio, né del sindaco e del parroco, non disposti a capire e ad affrontare situazioni diverse da quelle di ogni giorno senza ordini precisi di Sua Eccellenza il Prefetto e di Sua Eccellenza il Vescovo, finii di portare al primo piano le masserizie del pianterreno, distesi il pianoforte sulla tavola con l’aiuto di benevoli passanti, buttai in un paio di federe alcuni indumenti e, lasciate aperte porte e finestre, con la moglie e la figlia Chiara di sei mesi m’imbarcai sull’auto dell’amico Adelmo Stoppa diretto a Padova.
Al Quadrivio del Popolo, virando a Nord, verso Rovigo, con le campane a stormo udii improvvise disperate grida: “E’ saltato l’argine del Canale! Si salvi chi può!”.
Più tardi si seppe che Santo Milan, sorpreso dalle ondate, dalle prime ondate dalla rotta del Canale, mentre andava a caccia di novità da riferire in piazza, trovò scampo per miracolo alle Torreselle, lasciando il motorino in balia delle acque e la sua Maria e il suo Frescura nella disperazione.
Vittorino Vicentini
1 - continua
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