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Rovigo

Ladro defeca sul luogo del furto, "fregato" dal suo stesso Dna

Condannato a 3 anni di reclusione: aveva rubato 30mila euro di pneumatici

Ladro defeca sul luogo del furto, "fregato" dal suo stesso Dna

ROVIGO - Il colpo era andato bene. Dal punto di vista del ladro, ovviamente, perché da quello della vittima era stato, invece, un colpo durissimo. Oltre 30mila euro di pneumatici spariti, rubati dopo avere praticato un buco nel muro dello stabilimento di Occhiobello. Accadeva 12 anni fa, nel dicembre del 2009.

Difficile dire se il ladro la avrebbe fatta franca, se non fosse incorso nell’“incidente di percorso” che ha portato, mercoledì in Tribunale a Rovigo, alla sua condanna a tre anni di reclusione. A suo carico, ha argomentato l’accusa, qualcosa di molto simile a una “prova regina”. Il suo Dna.

Perché, quella notte di 12 anni fa, nel corso della razzia, l’allora 24enne, non avrebbe resistito alla necessità di liberarsi sul luogo del furto. In parole povere, fece la cacca a pochi passi dal muro, forato per avere accesso allo stabilimento. Una traccia debitamente “repertata” dai carabinieri. Sulle prime, comunque, senza esito: l’estrazione del Dna non consentì di trovare riscontri, tanto che l’indagine su quel furto, sempre rimasta contro ignoti, venne archiviata.

Il quadro muta bruscamente nel 2018, quando ormai nessuno - salvo magari l’imprenditore che subì il furto - pensava all’accaduto. Il giovane pugliese, della provincia di Foggia, ormai 33enne, viene arrestato per un altro furto. Le nuove disposizioni prevedono che, all’ingresso in carcere, gli venga prelevato il Dna. E, questa volta, il riscontro c’è eccome.

Indagine riaperta e processo. Concluso, appunto, con una condanna.

Per quanto il difensore, l’avvocato Sebastiano Casolino, abbia sollevato una questione, dal punto di vista difensivo, per nulla semplice da liquidare. Ossia: l’estrazione del Dna è una operazione tecnica alla quale, in teoria, dovrebbe poter partecipare anche la difesa. E’ vero che, all’epoca, essendo l’indagine contro ignoti, non c’era nessuno da difendere, ma è anche vero che ora appare molto difficile, per la difesa, potere intervenire sulla prima estrazione di Dna con un proprio consulente.

Tutte questioni che, senza dubbio, saranno affrontate nel corso del processo in Appello, nel quale potrebbero comunque essere sollevate anche questioni di costituzionalità.

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