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IL CASO

"Ci chiamavano eroi: adesso ci aggrediscono"

La difficile situazione dei medici raccontata dal presidente dell'ordine provinciale

Francesco Noce è ancora presidente del Consiglio dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri

Francesco Noce

Le buone notizie, le lettere di ringraziamento, in genere non fanno notizia. E’ la dura legge della stampa: funziona meglio la polemica, lo scontro, forse perché la gentilezza, la gratitudine si dà per scontata. Ma non in questo periodo. La lettera di sincera solidarietà di una rodigina al presidente dei Medici chirurghi e odontoiatri di Rovigo e del Veneto Francesco Noce è stata sorprendente, in un periodo storico in cui gli eroi della lotta al Covid sono attaccati, stanchi, denigrati. Parlare di futuro, di prospettive in questa situazione di emergenza continua nelle corsie d’ospedale e negli ambulatori, nei Covid Point e nelle farmacie non è facile, ma il presidente ci prova, “ma parto presente”, ci tiene a sottolineare.

Dottor Noce ci racconta come state vivendo questa ennesima ondata del virus in prima linea, in cui il “nemico” non è più solo il Covid?

“All’inizio ci definivano i medici eroi, gli infermieri eroi. Poi è cominciata tutta un’altra musica, siamo diventati assassini, a causa dei vaccini, venduti a Big Pharma, e riceviamo continuamente offese e minacce. Con l’introduzione delle limitazioni per le attività lavorative, regole che saranno inasprite ancora di più, la situazione è diventata molto pesante. Si vede in giro molta aggressività, i medici sono molto stanchi, lavorano 12-14 ore al giorno, anche i medici di famiglia con compiti che sono capitati loro addosso e che fanno distrarre dalle cure per altre patologie, inevitabilmente. Arrivano richieste improprie di esami per non essere vaccinati e negli ambulatori arrivano lettere di avvocati, gente che entra con i testimoni o che pretende di registrare le conversazioni. Ricordo che nei reparti Covid, il personale è bardato dalla testa ai piedi per 8-10 ore, porta i pannoloni perché non può andare in bagno. Questa è la situazione. Intanto, ci sono stati anche episodi di aggressione”.

Poi una lettera scioglie ogni riserva rispetto al vostro impegno...

“E’ stato un gesto che mi ha commosso. Stavo facendo l’anamnesi e stavo rispondendo alle richieste di questa signora, poi mi dà questa busta. Io non l’ho subito aperta, poi, ecco, mi ha sorpreso e l’ho girata a tutto il personale presente, era diretta a tutti. Ci sono persone che stanno continuando a lavorare togliendo spazio alla famiglia, al riposo, alle feste. Non esiste Natale, Capodano ed Epifania, sabati e domeniche. E c’è sempre la possibilità di essere contagiati. Ma tutti stanno continuando a fare un lavoro eccezionale si stanno dando da fare. Ecco perché mi sono commosso”.

Parlava di pazienti “non Covid” a rischio. Chi si rischia di trascurare in questa rincorsa alla pandemia?

“Sono tante le patologie croniche che vanno seguite, dalle cardiopatie, al diabete. Ci sono pazienti soggetti a scompensi cardiaci,, che sono scoagulati, ci sono le malattie acute. E poi continuano ad esserci broncopolmoniti e altre emergenze. Voglio sottolineare che anche a livello ordinistico il nostro personale è sempre a disposizione per i colleghi allo stesso modo nei fine settimane e sempre per aggiornare con mail le ordinanze, per essere presente”.

La carenza di personale medico e infermieristico dà il colpo di grazia in questa situazione. Come è messa Rovigo?

“Stiamo pagando le scelte di tagli fatti negli anni passati. In Veneto mancano 500 medici di famiglia e poiché si prevede che molti medici andranno in pensione anche quest’anno è stato aumentato il massimale degli assistiti per medico da 1.500 a 1.800 unità. Senza contare che già molti medici nei territori in cui c’è carenza, hanno oltre 2mila assistiti. 164 infermieri sono stati assunti a fronte di 95 persone che sono andate in pensione, ma siamo ancora lontani dalla copertura necessaria. Ci sono difficoltà nel Pronto Soccorso, che è un cul-de-sac. Da qui spesso non si riesce a trovare posti letto nei reparti, perché non si sa dove trasferire i malati e qui si riversano anche pazienti con banali raffreddori, ma impauriti per via del Covid. Trecenta è diventato un ospedale Covid e ci sono ammalati di Covid in Pneumologia e in Malattie Infettive. Devono essere isolati, dunque in questo contesto diventa difficile trovare un posto letto”.

Ci sono particolari richieste che come categoria state avanzando alla sanità Veneta?

“Sottolineo innanzitutto il rapporto di massima collaborazione con l’Ulss 5 e il direttore generale Simionato e in generale con tutta l’azienda. Si cercano delle soluzioni, stiamo attendendo ulteriori contributi per assumere personale negli ambulatori, per espletare i compiti burocratici. E inoltre si attendono risposte rispetto alle assunzioni di infermieri e medici. Molti primariati, circa 14, sono stati coperti per esempio”.

Che prospettive vede per il 2022?

“Certo con il numero di contagi e le varianti, l’anno è iniziato nel peggiore dei modi. La nota positiva è che i vaccini e le dosi di richiamo stanno facendo il loro lavoro, perché con il numero spropositato di positivi al virus, i ricoveri sono 10 volte inferiori, compresi i morti. Con questi numeri ci sarebbe un’incidenza di 2mila al giorno, siamo a 200 in Italia. Dal punto di vista del virus, purtroppo non si possono fare previsioni, ce lo dirà la scienza e dipenderà da come si comporta il virus e i suoi ceppi. C’è la probabilità che diventi un’influenza che si previene con un vaccino anti influenzale. Ci sono terapie sperimentali con nuovi antivirali che pare abbiano effetto. Ma ora la profilassi sembra l’arma principale”.

Dell’anno appena trascorso cosa le ha fatto piacere e cosa le è dispiaciuto di più?

“Mi hanno colpito tutte le persone che sono venute al centro vaccinale che hanno chiesto e collaborato, le persone che bisognava aiutare perché non riuscivano ad alzarsi da sole, ma erano venute a vaccinarsi. I volontari della Protezione civile e della Croce Rossa, che sono persone d’oro, lo fanno con molta professionalità e con il cuore con gente che non se lo meriterebbe. Mi fanno male, devo dirlo, gli spocchiosi, che sanno tutto loro, si mettono a disquisire di ‘scienza’ che hanno letto su Internet o sui social e vengono a contestare a noi che lavoriamo. Si cerca di ragionare, ma a volte disarmano, credono ancora che la terra sia piatta”.

E del vaccino ai bambini cosa ne pensa?

“La dose per loro è molto ridotta e in genere i bambini sono asintomatici al Covid, anche se c’è una percentuale di ricoverati. Certo è che se i tanti non vaccinati over 18 si vaccinassero proteggerebbero loro stessi e anche i bambini. Prima dei bambini dovrebbero vaccinarsi loro”.

L’inizio di un anno nuovo prevede sempre un pensiero al futuro. Ecco, lei cosa vede in questo futuro?

“Ecco, guardo al futuro pensando al presente e il presente ci dice qual è la situazione a cui dobbiamo badare, una situazione difficile, grave, perché il picco dei contagi non è ancora stato raggiunto e il contagio tende ancora ad aumentare, con conseguenze su ricoveri e decessi. Non mi stanco di dirlo, l’unica arma è il vaccino. Poi portare la mascherina, lavarsi spesso le mani, arieggiare gli ambienti, evitare gli assembramenti. Vedo gente che si avvicina per parlarmi e per farsi sentire abbassa la mascherina. Così non ci siamo proprio”.

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