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ADRIA

"Solo", la storia del dramma di Matteotti

Parla l'autore del libro, il senatore Riccardo Nencini

ADRIA - Quando Giacomo Matteotti si alzò a parlare alla Camera dei deputati il 30 maggio 1924 contro i brogli elettorali, non pensò che stava firmando la sua condanna a morte. Non ebbe tempo di pensarci perché improvvisò l’intervento, in quanto la questione non doveva essere discussa: la giunta per le elezioni, per ratificare i risultati del 6 aprile, non aveva completato i lavori. “Il suo intervento - spiega il senatore Riccardo Nencini, autore del libro “Solo” edito da Mondadori - dura una ventina di minuti, dal resoconto stenografico, ma in aula va avanti un’ora e mezza. Improvvisa, ma ricorda perfettamente nomi, luoghi e date. L’aula è un inferno e succede il finimondo quando urla il nome di Antonio Piccinini e la seduta viene sospesa”.

Quando Matteotti si siede, confessa a Giovanni Cosattini, che gli siede a fianco: “Ho fatto il mio discorso, adesso voi preparate la mia orazione funebre”. Infatti, in quel momento si mette in moto la macchina che porterà al rapimento e uccisione di Matteotti undici giorni dopo. “A questo punto viene creato un martire, non un eroe - spiega Nencini - Se raffiguro una persona sotto l’egida dell’eroe, va persa la dimensione umana. Nella dimensione umana di donne e uomini vi è un portato che è fatto di più fattori: c’è la storia della tua famiglia e le tue radici, cioè quello che ha costruito il tuo passato, quindi i tuoi avi, c’è il passato costruito da te stesso”.

L’esponente socialista, segretario del Psi dal 2008 al 2019, è stato in città per presentare il proprio libro nell’aula consiliare di Palazzo Tassoni. Nel saluto introduttivo il sindaco Omar Barbierato ha ricordato la recente decisione del consiglio comunale di revocare la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini e di assegnarla a Giacomo Matteotti. Antonio Giolo, referente della biblioteca comunale che ha organizzato l’incontro, ha paragonato il martire polesano del fascismo ai grandi personaggi che hanno segnato la storia: da Gandhi ad Aldo Moro, da JF Kennedy a Martin Luther King.

Invece Lodovica Mutterle, direttrice della casa-museo di Fratta, ha dato l’inquadratura storica del libro, oltre a ricordare che sono stati costituti un comitato nazionale e uno provinciale in vista delle celebrazioni del centenario. E sarà l’occasione per far emergere nuovi documenti e testimonianze. Come un documento di Cesare Musatti, fondatore della scuola di psicoanalisi italiana, trovato a Cinecittà e arrivato in mano a Nencini. E’ un colloquio a Venezia tra Elia, padre di Cesare, e Matteotti poco dopo le elezioni del 1924. Quest’ultimo dice: “Bisogna sacrificarsi”. Elia: “Che cosa vuol dire sacrificarsi?”. Giacomo: “Non hai capito, bisogna che uno di noi si faccia ammazzare”. Matteotti ha intuito prima e meglio di tanti altri che il fascismo è irrimediabilmente incamminato verso la dittatura, opporsi vuol dire “sacrificarsi”

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