VOCE
ROVIGO
03.02.2022 - 12:48
Iras di Rovigo
ROVIGO - Rischio crac per l’Iras di Rovigo, e poi decreto ingiuntivo e sequestro dei beni. E questa volta non si tratta di un allarme rilanciato come tante volte negli ultimi anni. Questa volta il pericolo fallimento è reale, clamoroso e preoccupante. Fallimento non solo politico, visto che da anni non si trova una soluzione perla casa di riposo di Rovigo, ma anche finanziario. Le banche infatti hanno deciso di chiudere, o quasi, i rubinetti all’istituto di San Bortolo, piegato sotto un bilancio in passivo di circa 8 milioni di euro.
La lettera con cui i sindacati hanno avvisto i lavoratori (170 dipendenti per oltre 300 ospiti anziani) di un ritardo nel pagamento degli stipendi, infatti, non è più nemmeno il problema principale. E non si tratterebbe di una crisi di liquidità passeggera. Pare infatti, ma su questo punto non ci sono ancora conferme ufficiali, che nelle scorse settimane le banche siano passate alle vie di fatto, con un’ingiunzione di pagamento nei confronti dell’Iras. Un atto motivato con il fatto che ormai considerano non più sostenibile l’esposizione debitoria e insufficienti le garanzie di poter rientrare del debito. Una mancanza di fiducia legata anche, e soprattutto, al mai avvenuto decollo del piano industriale che dovrebbe risollevare l’istituto per anziani.
Un piano che ora vede Regione, gestione commissariale dell’Iras e Comune rinfacciarsi responsabilità, inerzia, mancato rispetto di accordi. Un piano industriale moribondo, quindi, che avrebbe innescato una reazione da patatrac. A seguire l’ingiunzione di pagamento è arrivata la conseguente messa sotto sequestro di alcune proprietà dell’Iras (non gli istituti che ospitano anziani a San Bortolo e Casa serena, perché questo tipo di strutture non possono fallire e essere sequestrate). Proprietà Iras, quindi, terreni ed edifici, finite con i sigilli.
Ma non è questo l’ultimo anello della reazione a catena, perché le cose possono anche peggiorare. Infatti il rischio ora è quello di una messa in liquidazione dell’istituto, una chiusura per una successiva vendita. Sarebbe la morte dell’Iras così come la città l’ha conosciuto negli ultimi anni. La messa in liquidazione, inoltre, sarebbe la sconfitta del territorio, di chi ha contribuito a creare questa situazione e di chi, nel corso degli anni, non è riuscito a trovare la soluzione.
Da giorni inoltre il sindaco di Rovigo Edoardo Gaffeo e il commissario Ezio Zanon si rimpallano responsabilità e non volontà di risolvere il caso. Pare anche che l’attuale vertice dell’Iras si attendesse linfa vitale da parte del Comune da mettere a bilancio, come la valutazione di Casa Serena e altro per un valore di oltre due milioni di euro. Troppi per palazzo Nodari, che avrebbe rilanciato con 600mila euro. E poi accuse di accordi non rispettati e veleni legati ad inerzie che durano da anni. Il dossier Iras è anche sul tavolo del prefetto, che da settimane cerca di coordinare possibili intese sempre sul punto dall’essere annunciate, ma poi puntualmente rimandate, riviste e accantonate. E con la spada di Damocle di un esposizione debitoria a molti zeri, circa 8 milioni di euro, che ancora non si ds come ripianare, anche alla luce delle incertezze legate all’emergenza sanitaria e al possibile calo di ospiti nei prossimi anni. Probabile che ora si mobiliteranno lavoratori e sindacati, pronti ad incontrare sindaco e prefetto, e anche le forze politiche. Per il Comune potrebbe essere davvero la grande sfida dei prossimi mesi.
Ma ora per l’Iras si avvicina la data del non ritorno. O si risolve, o sarà l’addio.
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