VOCE
ZAIA A ROVIGO
15.03.2022 - 18:20
ROVIGO - Ti aspetti di sentire parlare di lockdown, ma lui chiede “controlli a tappeto contro gli aumenti, spesso ingiustificabili e frutto di speculazione”. Pensi che l’argomento sia la lotta alla pandemia, invece invoca una “rinegoziazione del Pnrr perché all’energia è dedicata una parte minimale, di 229 miliardi”. Immagini un’analisi della gestione sanitaria di questi due anni, lui rilancia con la “necessità di raggiungere la sovranità alimentare”.
Butta sempre la palla avanti, Luca Zaia. E’ fatto così: guardarsi alle spalle va bene (e sulle radici potrebbe, e forse vorrebbe, parlarne - e volentieri - per ore) ma con la mente sempre rivolta al futuro, e a quello che sta venendo avanti. “E’ la terza guerra mondiale, il mondo sta cambiando un’altra volta”, avvisa: un’iperbole per dire che non ci si può distrarre nemmeno un secondo.
Tiene inchiodata la platea del salone del Grano - tutto esaurito da giorni - il governatore del Veneto, che con l’ex portavoce e ora presidente del Teatro stabile del Veneto Giampiero Beltotto e il presidente dell’Accademia dei Concordi Giovanni Boniolo, presenta il suo libro “Ragioniamoci sopra”, sottotitolo “Dalla pandemia all’autonomia”, ospite della Fondazione Rovigo Cultura che ha organizzato l’evento.
Certo, l’emergenza sanitaria affrontata in questi ormai 25 mesi è l’aspetto centrale della relazione sull’opera. Zaia ha ripercorso i giorni bui del lockdown, ricordato le scelte coraggiose che ha dovuto prendere (dalla militarizzazione di Vo’ alla chiusura dell’ospedale di Schiavonia, primo Covid hospital del Veneto), e parlato in abbondanza dei vaccini. “Chi adesso è no vax - ha detto - ieri era no mask, e addirittura era contro il tampone perché riteneva servisse per mettere un microchip nel cervello”.
Ma sempre guardando oltre. Come ha dimostrato, restando in ambito sanitario, il passaggio dedicato alla lotta al cancro al seno, “una battaglia che ci vede prima regione d’Italia”. “Ragioniamoci sopra”, ha aggiunto - d’istinto - facendo ricorso quasi involontariamente a quel modo di dire per lui così frequente da diventare il titolo del libro, e suscitando un sorriso e un applauso nella platea.
Per poi tornare “a bomba”. “Il Veneto - ha ricordato - ha reagito bene alla pandemia, e i veneti sono stati bravi a sopportare restrizioni pesanti. Ora spero che lo stato d’emergenza si possa chiudere il 31 marzo, ma poi servirà buon senso: dovremo applicare quello che io chiamo il ‘metodo giapponese’, ovvero indossare la mascherina ogni volta che si entra in un locale affollato”. Anche perché la pandemia è tutt’altro che finita: “Abbiamo ancora più di 800 ospedalizzati e 61 persone in terapia intensiva - sciorina a memoria i dati del giorno - segno che c’è ancora una traccia importante sul fronte dei contagi”.
Rispetto alle previsioni della vigilia, nella dissertazione (che dura in tutto un’ora) manca un po’ l’aspetto legato all’autonomia ma, come ha detto lo stesso Zaia, nel frattempo il mondo è cambiato un’altra volta.
C’è la guerra e - per veneti e italiani - il caro bollette, il caro energia, il caro carburanti. “Serve un’azione decisa da parte del governo. La Regione sta già facendo la propria parte non facendo pagare le tasse ai veneti: per scelta, rinunciamo ogni anno a prelevare un miliardo e 179 milioni di euro dalle tasche dei nostri cittadini. E’ il governo, ora, a dover intervenire per calmierare le bollette e i rincari, spesso ingiustificati, di questi giorni, che generano anche psicosi come dimostra la corsa ad acquistare prodotti alimentari”.
I rimedi? “Bisogna decidere cosa vogliamo fare: puntare sulle fonti rinnovabili, prevedendo però le deroghe necessarie, o seguire il modello nordeuropeo che prevede un’integrazione di queste tecnologie con il nucleare pulito”. Mentre sulle estrazioni in Alto Adriatico Zaia ricorda di aver “sostenuto con convinzione il referendum” per fermarle.
Per il governatore, poi, bisogna “ridiscutere già il Pnrr, non per colpa di chi l’ha sottoscritto ma perché nel frattempo è cambiato tutto. Pensavamo servisse per uscire dalla pandemia e invece ci ritroviamo la guerra alle porte”.
Non manca un passaggio sulla Zes, occasione di rilancio del Polesine: “Non siete la provincia dimenticata del Veneto. Siamo alle battute finali di questo percorso ora serve soltanto l’ultimo scatto”.
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