VOCE
Rovigo
22.04.2022 - 11:10
ROVIGO - “La situazione è grave, occorre far presto: senza quei fondi in tanti saranno costretti a chiudere”. Laura Cestari torna a parlare di istituti paritari rilanciando l’allarme di Fism (Federazione italiana scuole materne), la quale ricorda come ogni anno almeno una decina di scuole non riescono a proseguire l’attività e devono alzare necessariamente bandiera bianca. “Dopo la mia mozione delle scorse settimane - così la consigliera regionale di Lega-LV - con la quale ho portato all’attenzione dell’aula la questione nel tentativo di accendere i riflettori e nella speranza che i fondi fermi al ministero si potessero sbloccare, nulla è cambiato ancora. I soldi ci sono e l’iter, almeno sulla carta, è avviato: l’8 aprile il ministro Bianchi ha firmato il decreto di riparto e inviato la documentazione per un’ulteriore validazione alla corte dei conti, con previsione di risposta entro la prima decade di maggio. L’indicazione - prosegue la Cestari - è che con la fine del mese prossimo si possa partire finalmente con le liquidazioni delle somme già destinate, ma ora c’è il rischio che la corte possa rimettere tutto in discussione bloccando le pratiche, visto che gli atti sono datati 2021”.
E non è nemmeno tutto, perché al danno rischia di sommarsi la classica beffa: le paritarie stanno infatti offrendo a prescindere da quei soldi attesi un servizio puntuale anche sul fronte dell’accoglienza a tanti bambini in fuga dalla guerra in Ucraina. “Quei fondi fanno la differenza tra restare aperti o rischiare di chiudere - incalza la consigliera - anche perché i bilanci ormai risicati devono far fronte pure ai recenti aumenti delle bollette. E per chi non rientra nei fondi ricompresi nel cosiddetto Pnrr, lo stato di cose è davvero vicino al punto di non ritorno”. Per la cronaca, alle 1.087 paritarie venete - costo medio mensile di una retta intorno ai 170 euro - sono stati assegnati 45 milioni a fronte di una richiesta di 90, necessari per far fronte anche a un calo delle iscrizioni (ad oggi 73mila), causato da denatalità e pandemia, stimato tra il 7 e l’8% annuo.
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