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Urban digital center rovigo

Mariasole Bianco da Rai 3 all'Innovation Lab

La biologa del “Kilimangiaro” ha parlato della salute dei mari

ROVIGO - Mariasole Bianco protagonista all’Urban Digital Center - Innovation Lab, per una serata dedicata allo stato di salute dei nostri mari. Ieri la biologa e divulgatrice scientifica, volto noto del piccolo schermo e ospite fisso di Rai3 al “Kilimangiaro”, è intervenuta per parlare del “pianeta oceano”, in un incontro moderato dal professor Daniele Brigolin nell’ambito del percorso di animazione territoriale che ha come focus i 17 obiettivi (SDgS) dell’Agenda ONU 2030.

“Parliamo del 71% della terra - così racconta Mariasole Bianco - in cui vive l’80% delle specie viventi, questo è il motore che produce il 50% dell’ossigeno che respiriamo e che dà sostentamento ad un abitante su 5 del nostro pianeta”. La divulgatrice ha posto l’accento sul cambiamento climatico: “Senza oceani, che agiscono da termoregolatore, avremmo 36 gradi in più sulla terra, oggi l’aumento della temperatura è un problema avvertito fino a 2mila metri di profondità”.

La Bianco ha parlato anche di barriere coralline e del loro ruolo fondamentale: “In acqua tutto è connesso, il 25% delle specie è legato a questo sistema e anche l’aumento di pochi gradi provoca stress che rischiano di comprometterne la sopravvivenza”. Ha poi proseguito parlando degli altri rischi per il grande “polmone blu”: “C’è la questione ph, sappiamo che l’oceano di partenza è basico ma le cose stanno cambiando e si va ormai verso una condizione di acidità che renderebbe estremamente difficile la vita, ma anche le cosiddette ‘zone morte’, dove c’è una bassa percentuale di ossigeno e dove la vita è impossibile. E la pesca: non quella artigianale che fornisce il giusto sostentamento, ma quella commerciale, su larga scala, molto spesso invasiva e con pesanti effetti collaterali dal punto di vista ambientale e sociale tanto che la FAO stima che entro il 2050 arriveremo a un collasso generale se il settore non troverà una gestione più sostenibile”.

Bianco, dopo una breve passaggio sull’impatto delle plastiche - ogni anno ne riversiamo in mare 8 milioni di tonnellate che si spezzettano e decadono nel fondale o vengono ingerite  dai pesci - ha parlato anche dell’uomo, “causa del problema ma anche sua unica, possibile soluzione: il mare, terra di nessuno perché al di fuori dei confini degli Stati, può diventare patrimonio globale, di tutti”. E qui entrano in causa istituzioni e cittadini, chiamati a dare ciascuno il proprio contributo concreto: “Possiamo scegliere le borracce anziché le bottigliette di plastica monouso, possiamo rispettare la stagionalità dei prodotti e possiamo evitare lo spreco alimentare, pensiamo che il 30% della nostra spesa di media finisce nella spazzatura. E l’olio con cui cuciniamo il cibo, mai giù dal lavandino, possiamo riciclarlo correttamente, un solo litro nell’acqua genera una pellicola in grado di inquinarne fino a un milione di litri, o i nostri stessi abiti spesso fatti con fibre e tessuti che contengono micro plastiche”.

La relatrice ha avuto anche parole specifiche per Rovigo: “In un territorio stretto da due fiumi e così vicino al mare il rischio è ancora maggiore, ogni scelta deve essere se possibile ancor più consapevole. La tutela del territorio dev’essere una priorità come dimostra anche il corso universitario in rischio idrogeologico ospitato in questo palazzo”.

Un rapporto, quello tra Polesine e l’acqua, sottolineato anche dall’assessore comunale all’Ambiente Dina Merlo che ha portato i saluti finali a nome dell’amministrazione: “Siamo una terra forgiata dall’acqua e la nuova laurea che ha come focus proprio il rapporto con l’ambiente e le criticità connesse al dissesto sono il coronamento del grande lavoro fatto per garantire nel tempo questo sottile equilibrio”.

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