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polesella
23.04.2022 - 15:14
POLESELLA - Si è celebrata sabato 23 aprile a Polesella la festa della liberazione, con un programma, organizzato dall’Amministrazione Comunale che ha visto tre momenti istituzionali partecipati da numerosi esponenti delle associazioni e dalle autorità militari.
Alle 10, presso il cimitero, il sindaco Raito e una delegazione delle associazioni presenti, ha deposto un mazzo di fiori sulla tomba di Giovanni Raito, polesellano condannato dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato insieme a Sante Fogagnolo e Arturo Ranzani, la cui tomba è l’ultima, delle tre, rimasta a Polesella. Il sindaco ha voluto nell’occasione tracciare brevemente la vicenda del condannato, un eroe della libertà che non esitò a mettere a rischio la vita per contrastare la dittatura.
Alle 10.30 in sala degli Agostiniani, la conferenza del presidente dell’Associazione Reduci e Combattenti Lino Pietro Callegarin e la presentazione dell’ultimo libro dello storico Andrea Rossi, "La fine di tutto". Callegarin ha insistito sul valore della memoria e sulla necessità di non dimenticare, ma anche sul valore pedagogico degli insegnamenti che giungono a noi dall’esperienza resistenziale, e che vanno trasmessi secondo crismi che possano tenerli vivi e destando l’interesse delle giovani generazioni.
Andrea Rossi ha invece parlato del suo libro, che racconta gli ultimissimi giorni della seconda guerra mondiale in Europa, e dimostrando come le resistenze europee abbiano avuto retroterra culturali e ideali molto diversi. Si è poi composto un corteo che si è spostato presso il monumento ai caduti in Piazza Matteotti. Qui, i ragazzi delle scuole medie hanno letto messaggi e stralci di discorsi dei protagonisti della resistenza, destando emozione nel pubblico presente.
L’orazione ufficiale del sindaco Leonardo Raito invece, è stata centrata sul tema dei valori delle celebrazioni civili. Il sindaco ha voluto leggere i nomi dei 34 polesellani individuati nel dopoguerra, dal CLN, come patrioti. Tra questi le figure di Secondo Milani, ucciso dai tedeschi, Giordano Munerati, ferito e seviziato dalle brigate nere e di Luigi Noventa oggetto di violenze da parte dei fascisti, si sommavano a quello degli altri oltre 30 polesellani che militarono con coraggio nelle fila partigiane, trasportati dalla vera missione di edificare un mondo e una società migliore.
Alle iniziative erano presenti i rappresentanti istituzionali, con gli assessori comunali e molti consiglieri, i rappresentanti delle associazioni culturali, di volontariato e combattentistiche del paese, il comandante della locale stazione dei carabinieri e della polizia locale. Presente anche, per l’Associazione Nazionale dei Mutilati e Invalidi di Guerra, Ferruccio Nibale, che ha recitato la preghiera del mutilato e dell’invalido di guerra. La cerimonia si è chiusa alle 12.30 e ha suscitato i positivi commenti dei presenti. In un contesto in cui la perita di memoria significa anche rischio di perdita di identità, la partecipazione di tanti giovani è un buon viatico per il futuro.
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