VOCE
Melara
25.04.2022 - 17:48
MELARA - "Sono solo diciannove in tutta Italia le medaglie d’oro assegnate alle donne al Valore Militare per aver combattuto durante la resistenza contro il nazi-fascismo, e una di queste è una polesana: Livia Bruna Bianchi, classe 1919, nativa di Melara, uccisa dai nazifascisti a Cima di Porlezza nel gennaio del '45 a solo ventisei anni".
A ricordarlo Laura Bassi (Il Veneto che Vogliamo), Serena Gregnanin (Sinistra Italiana), Elena Paolizzi (Articolo Uno), Bruna Giovanna Pineda (Partito della Rifondazione Comunista) e Raffaela Salmaso (Partito Democratico) che il 25 aprile hanno raggiunto la tomba della partigiana polesana per renderle omaggio. "Nonostante il suo estremo sacrificio alla maggior parte delle persone qui in Polesine, sua terra d’origine, il suo nome è del tutto o quasi sconosciuto - ricordano - non vi sono infatti testi che parlino in modo approfondito della sua storia e, escludendo Melara, non vi è una via, una piazza, una targa, un monumento che ce la voglia ricordare: la sua storia e il suo nome sono rimasti nell’oblio, come quelli di molte altre donne partigiane".
"Ecco perché oggi 25 aprile 2022, 77esimo anniversario della Liberazione nazifascista, noi piccolo gruppo di donne e amiche, cittadine polesane, militanti in diversi partiti e movimenti politici, abbiamo scelto di ricordarla e omaggiarla qui a Melara, suo paese d’origine, dove riposano le sue spoglie mortali, come per dirle grazie anche per tutte le volte che non le è stato mai detto" commentano. "Ma insieme a Livia vorremmo ricordare anche tutte le altre partigiane del Polesine di cui poco si conosce o la cui storia è stata ritrovata quasi per caso, come Dobrilla Giovannini di Papozze, o Salvatrice Rizza Morale Sturaro di Rovigo - aggiungono - ma chissà quante sono ancora le donne polesane che hanno lottato a fianco degli uomini contro il nazifascismo a cui dobbiamo la nostra preziosa libertà e di cui non sappiamo ancora nulla?".
"Proprio perché oggi ne siamo finalmente consapevoli vorremmo rimediare a questo vulnus lanciando la proposta di un progetto di ricostruzione di memoria storica collettiva, chiedendo a chiunque avesse ricordo o testimonianza di storie partigiane polesane di raccoglierle o di venircele a raccontare, perché insieme potremmo condividerle, approfondire e riscrivere la storia, la nostra storia polesana antifascista per troppo tempo dimenticata - concludono - questa nostra ricerca non è di certo mossa dal desiderio di avere nuove figure eroiche da ricordare, ma tutt’altro: conoscere finalmente la storia di quelle persone semplici e comuni, tra cui anche molte donne, la cui scelta in quegli anni terribili ha fatto la differenza".
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