VOCE
IL CASO
16.05.2022 - 07:10
Adriano Bersani
Adriano Bersani: “Non è vero che il problema è causato da contratti di lavoro mancanti o scarsa remunerazione”
PORTO VIRO - Cuochi e camerieri tra le figure più ricercate, ed introvabili, dal mondo della ristorazione.
Un fenomeno che è sempre più in aumento e le cui cause, secondo i titolari delle attività coinvolte, non si riescono a spiegare. “Come la maggior parte delle aziende di questo settore anche noi siamo alla ricerca di figure lavorative da inserire nel nostro organico - spiega Adriano Bersani del ristorante Zafferano di Porto Viro lo chef che ha servito il papa anni fa - ma in questo momento non si trovano né cuochi né camerieri, né tra i cittadini italiani né tra quelli stranieri”.
Un fenomeno che spesso divide coloro che ricercano una motivazione, tra chi accusa i ristoratori di non pagare abbastanza e chi punta il dito sul reddito di cittadinanza. “Non è assolutamente vero, come affermano alcuni sindacati, che il problema è causato da contratti di lavoro mancanti o scarsa remunerazione - prosegue Bersani - la grande maggioranza di chi lavora in questo settore propone contratti e stipendi rispettabili, ciò nonostante personale non ne trova”.
A conferma il titolare racconta di giovani che si sono candidati per lavorare nel ristorante e successivamente non si sono più fatti vedere. “É capitato più volte che, dopo aver contrattato orari e stipendio e aver chiesto i documenti per fare il contratto, questi lavoratori non si siano più presentati, spesso non avvertendo o addirittura dando motivazioni che non avevano alcuna giustificazione per la loro mancata presenza - continua - Non è assolutamente un problema di serietà dei titolari come spesso viene detto”.
A pesare, probabilmente, su queste assenze lavorative, è l’incapacità di guardare al lavoro come momento di realizzazione personale. “Innanzitutto c’è un gap tra la scuola e il mondo del lavoro - continua - gli istituti scolastici sono carenti dal punto di vista della formazione e spesso non riescono ad appassionare i giovani a queste professioni. Molti ragazzi, poi, si affacciano alle prime esperienze lavorative sempre più tardi, mentre una volta era consuetudine fare le stagioni sia per arrotondare che per apprendere qualcosa, e arrivano dai titolari chiedendo stipendi non proporzionati all’esperienza che hanno, o non hanno, maturato nel tempo”.
Non è chiaro se questo fenomeno sia dettato da una mancanza di cultura del lavoro o dalla poca voglia dei giovani di mettersi in gioco. “Ho due figli, la più grande ha lavorato come me e qualche anno dopo è andata a fare la stagione in spiaggia - spiega - l’altro ha fatto il brevetto di bagnino e ora lo sta usando per lavorare al mare. Non credo quindi che ‘tutti i giovani non abbiano voglia di lavorare’, piuttosto manca un trasmettere l’importanza di realizzarsi anche attraverso una professione”.
Fondamentale quindi appassionare i giovani alle professioni, che al momento, sono ignorate, trasmettendo una cultura del lavoro che non sia incentrata solo sulla rinuncia del tempo libero o sull’aspetto economico.
“Amo molto il mio lavoro, avere un’attività come questa è sempre stato il mio sogno e riuscire a realizzarlo è stato per me motivo di grande soddisfazione - continua - non posso davvero credere che passi il messaggio che significa solo lavorare il sabato e la domenica, non accetto di pensare che si rinunci solo per questo. Lavorare in questo campo ti permette di riposarti, di avere tempo libero, di guadagnare e vivere con dignità. Solo che il tempo libero lo hai in giorni diversi. Credo invece si debba investire di più nei percorsi formativi, ed iniziare a trasmettere più passione negli studenti, senza necessariamente parlare solo di cose negative”.
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