VOCE
CARABINIERI
31.05.2022 - 10:34
ROVIGO - Sfruttamento del lavoro, l'operazione "Terra Promessa" blocca la condotta illecita che un 30enne esercitava nei confronti di 23 persone.
"Nella mattinata, a conclusione dell’attività di indagine denominata “Terra promessa” - si legge nella nota stampa dei carabinieri - condotta dal Nucleo Operativo dei Carabinieri del Gruppo Tutela Lavoro di Venezia e dal Nucleo CC Ispettorato del Lavoro di Padova, con la collaborazione dei Carabinieri del Comando Compagnia CC di Este, veniva data esecuzione alla misura di custodia cautelare al regime degli arresti domiciliari eseguita nei confronti di un cittadino di nazionalità marocchina, 30enne, residente nel basso padovano. Le risultanze investigative, condivise dall’A.G., hanno condotto ad ipotizzare in capo all’indagato responsabilità penali in violazione dell’art. 603 bis C.P. (sfruttamento del lavoro) commesse nei confronti di 23 cittadini extracomunitari di origine africana, alcuni dei quali irregolari sul territorio nazionale".
L'indagine. Il provvedimento, emesso dal GIP del Tribunale di Rovigo, su richiesta della locale Procura, trae origine da un’attività investigativa avviata e condotta, dal maggio 2020, dai militari del Nucleo Operativo dei Carabinieri del Gruppo Tutela Lavoro di Venezia e del Nucleo Ispettorato CC di Padova, a seguito delle denunce sporte dai lavoratori sfruttati. Le indagini, coordinate dalla dott.ssa Sabrina Duò, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Rovigo, hanno da subito consentito ai militari di individuare nel soggetto sottoposto alla misura il presunto responsabile dell’attività illecita, il quale operando nel settore agricolo, mediante la gestione della propria azienda con sede legale nel basso padovano, reclutava cittadini extracomunitari di nazionalità marocchina, senegalese e gambiana, impiegandoli in condizioni di sfruttamento presso aziende agricole locali.
Gli accertamenti condotti dai Carabinieri del Gruppo Tutela Lavoro di Venezia, coadiuvati dall’Arma territoriale di Monselice, attraverso complessi servizi di osservazione, controllo e pedinamento, oltre che accessi ispettivi nelle ditte utilizzatrici e acquisizione di informazioni testimoniali rese da numerosi lavoratori sfruttati, permettevano di far emergere le condotte illecite del predetto che, approfittando dello stato di bisogno e della situazione di vulnerabilità dei lavoratori, forniva agli stessi una retribuzione palesemente inferiore a quella contemplata dai contratti collettivi regionali e nazionali, limitandosi alla corresponsione di un compenso orario equivalente a non più di 5 euro l’ora, impiegandoli in turni di 10-12, ed anche 15 ore lavorative giornaliere, senza riposi settimanali, nella raccolta degli ortaggi, obbligati a lavorare sotto la pioggia e nel fango, privandoli dei servizi igienici e dei luoghi dove potersi cambiare o consumare il pasto, sotto una costante vigilanza oppressiva.
Numerose le violazioni relative alla sicurezza e salute dei lavoratori sui luoghi di lavoro, ai quali non venivano forniti i dispositivi di sicurezza. I lavoratori sono risultati privi di frequentazione di corsi di formazione e visite mediche periodiche. La sistemazione alloggiativa degli sfruttati è risultata degradante poiché collocati in abitazioni sovraffollate, senza gas ed acqua calda, costretti al versamento 150 mensili per la garanzia di un posto letto.
Spesso la costrizione a tali condizioni lavorative era dovuta alla precaria condizione di regolarità sul territorio nazionale dei lavoratori, che nel timore non venisse più fornita la benché minima occupazione, ovvero che non venisse più fornito un regolare contratto per l’ottenimento di un titolo per il soggiorno, e non reperendola da altri datori, si vedevano costretti ad accettare la situazione lavorativa riscontrata.
Il collaudato modus operandi con cui agiva l’indagato, venuto alla luce a seguito delle indagini svolte dai Carabinieri del Gruppo Tutela del Lavoro di Venezia, consentiva all’indagato di proporsi sul mercato agricolo a prezzi decisamente vantaggiosi per le ditte committenti, che beneficiavano del reclutamento e l’impiego di manodopera irregolare, soprattutto in quelle attività particolarmente usuranti e faticose come la raccolta di prodotti agricoli che, per la peculiare natura dell’attività, meglio si presta al fenomeno dello sfruttamento.
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