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Beppegol riparte con Rovigoracconta

La stella del calcio Beppe Signori ha ritrovato la sua luce e vinto una grossa battaglia

Beppegol riparte da Rovigo

Beppe Signori, superstar della Serie A

ROVIGO - E’ il settimo marcatore di serie A d tutti i tempi con 188 gol. Ha vinto tre classifiche dei cannonieri ed è vicecampione del mondo (ad Usa 94), eppure Beppe Signori è reduce da un calvario giudiziario durato 10 anni, un’accusa legata ad uno dei tanti scandali-scommesse dalla quale è uscito completamente assolto pochi mesi fa. E oggi in piazza Vittorio Emanuele, alle 20.30, presenterà il suo ultimo libro “Fuorigioco, perde solo chi si arrende”.

Signori il titolo del libro evoca il gioco del calcio, ma non si parla solo di sport.

“Nel libro c’è la mia vita e la mia carriera. Ma ovviamente c’è ampio spazio dedicato alla persecuzione giudiziaria che ho dovuto fronteggiare e dalla quale sono uscito con un’assoluzione con formula piena”.

Un obiettivo ricercato con tutte le forze tanto da rifiutare la prescrizione.

“Certo, con il mio avvocato abbiamo prima rifiutato un patteggiamento e poi la prescrizione. Volevo l’assoluzione con la formula ‘per non aver commesso il fatto’”.

Ma come è finito nel tritacarne mediatico giudiziario. Si è dato una risposta?

“Quando tutto è cominciato io non ero legato a nessuna società sportiva importante. Avevo appena terminato il corso da allenatore a Coverciano ma avevo anche l’identikit perfetto per essere un nome da sbattere in prima pagina e da accusare: tutti sapevano che mi piaceva scommettere, in maniera lecita si intende. Tutti sapevano della mia sfida goliardica di far mangiare una merendina camminando per trenta passi. E così sono stato il nome giusto per dare risonanza ad una inchiesta. La mia incriminazione partì perché in una intercettazione telefonica due commercialisti avevano fatto il mio nome. Ci sono voluti 10 anni ma alla fine ne sono uscito totalmente pulito”.

Il mondo del calcio come reagì?

“I miei ex compagni di squadra, sia di club che di nazionale mi sono rimasti vicini. Sapevano che non avevo fatto niente. Li ringrazio tutti ed è una cosa che mi ha sostenuto. Da Baggio a Casiraghi, da Zola a Pagliuca, non posso citarli tutti ma chi mi conosceva e mi conosce sa che non potevo aver fatto niente di male”.

Restando al calcio, come è cambiato in questi anni?

“Tantissimo. Adesso con i social, lo strapotere di sponsor e tv è tutto diverso. Ai miei tempi a vedere allenamenti e partite venivano anche tutte le famiglie dei giocatori, ora è più complicato”.

Si dice anche che ora gli attaccanti sono più tutelati. I bomber dei tempi di Signori adesso farebbero più gol?

“Impossibile fare paragoni fra epoche diverse. 25 anni fa io e altri facevamo tanti gol, adesso Immobile fa tanti gol. I campioni c’erano allora e ci sono adesso. Fare confronti è improbabile”.

E il suo rapporto con Arrigo Sacchi, ct della Nazionale a Usa ‘94? Avete riallacciato i rapporti?

“Sì, certo, compare anche nel docufilm sulla mia vicenda personale che uscirà a breve. Ai Mondiali del ‘94 avevamo una diversa linea sulla mia posizione in campo. Io mi sentivo attaccante puro, lui mi vedeva bene sulla fascia.”

Rimpianti?

“Adesso dico che una finale Mondiale va sempre giocata. Nel ‘94 invece dissi al mister che sarei sceso in campo solo se schierato da punta”.

Tornerà nel mondo del calcio?

“Perché no? Ma chi può dirlo. Dalla federazione sono stato riabilitato, però a causa del calvario giudiziario sono rimasto fuori 10 anni. Il patentino da allenatore ce l’ho, vedremo...”.

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