VOCE
CASTELMASSA
04.07.2022 - 19:15
CASTELMASSA - "Smartellare". Renzo diceva così. "A forza di smartellare, i risultati arrivano". E lui smartellava. Eccome. Quando accadeva qualcosa, Renzo c'era. Quando non accadeva qualcosa, lavorava in silenzio, con i suoi uomini. E i risultati arrivavano. Un grande carabiniere, un investigatore vero, una persona che amava la sua terra e voleva proteggerla, che amava il suo lavoro, al quale è rimasto legatissimo sino all'ultimo giorno utile. Sarebbe potuto andare in pensione prima, non ha voluto.
E non perché "avesse solo il lavoro". Renzo aveva una bellissima famiglia, la moglie e il figlio Stefano, che ha seguito le sue orme e, dopo anni di servizio nel Bolognese, è riuscito a riavvicinarsi a casa. Quando, finalmente, è arrivato il momento della pensione, Renzo se l'è goduta per sei mesi, prima che gli venisse diagnosticata la malattia che lo ha portato via.
Quella di Renzo Marcacci, 68 anni, è stata una vita nell'Arma, per la legalità e, soprattutto, per la gente, come ha ricordato il sacerdote nel corso dell'omelia, celebrata lunedì 4 luglio a Castelmassa. Originario di Lizzano in Belvedere, nel bolognese, si era arruolato a 19 anni e dopo aver frequentato la scuola Allievi Carabinieri di Iglesias, aveva iniziato la sua esperienza in provincia di Padova e Venezia. Poi, era stato trasferito al Norm dell’allora Tenenza di Castelmassa. Dal 1979 al 1992 aveva svolto attività investigativa alla Compagnia di Legnago (VR) per poi tornare dal 2002 a Castelmassa. Qui, aveva guidato il Nucleo investigativo radiomobile, che cura le indagini.
Per l'ultimo saluto, sono arrivati i carabinieri di due province, il Polesine e il Veronese. Tantissimi sindaci, ma soprattutto tantissime persone. Renzo aveva sempre saputo farsi volere bene. Schietto, lavoratore, sanguigno, genuino. Un carabiniere di una volta, vero, autentico. Sul feretro, un mazzo di fiori rossi e blu, il colore della divisa, la sua vita.
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