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"Prima un boato, poi la valanga: abbiamo capito subito che era grave"

La tragedia sul ghiacciaio raccontata da un testimone

"Prima un boato, poi la valanga: abbiamo capito subito che era grave"

ROVIGO - Il crollo della Marmolada rimarrà nella memoria di tutti, ma soprattutto di chi ha visto la tragedia sul nascere con i propri occhi. "C'è stato un rumore forte, tipico di una frana, poi la valanga di neve e ghiaccio. Abbiamo capito da subito che era grave". 

Domenica pomeriggio, un blocco di ghiaccio si è staccato dalla montagna ed è crollato lungo il percorso che porta alla vetta causando sette morti e almeno una quindicina di dispersi. "Abbiamo visto scendere velocemente una specie di valanga composta da neve e ghiaccio", ha raccontato uno dei responsabili del Rifugio Castiglioni Marmolada, ripercorrendo la tragedia che ha travolto alcuni escursionisti mentre stavano attraversando il percorso che porta alla vetta della Marmolada.

"Una enorme spada di ghiaccio si è staccata e li ha travolti - ha ripreso - Col binocolo da qui si vede la rottura, è probabile che si stacchi ancora qualcosa". 

Il percorso in cui si trovavano gli escursionisti era un percorso di routine. Il distacco di una roccia ha provocato l'apertura di un crepaccio sul ghiacciaio di Pian dei Fiacconi. Il seracco si è spezzato in due punti e il crollo ha generato una colata di detriti di ghiaccio su un fronte di circa trecento metri. Il materiale è sceso a una velocità di 300 chilometri all’ora, come hanno accertato i tecnici del Soccorso Alpino.

I morti sono saliti a 7, mentre il numero dei dispersi - al momento - è di 15. Fra questi, 11 sono italiani, di cui 3 trentini e 8 veneti. Secondo quanto riportato dal Giornale di Vicenza - la provincia più colpita dal dramma - tra le vittime ci sono: Filippo Bari, 27enne di Malo; Paolo Dani, 52 anni, guida alpina di Valdagno; Tommaso Carollo, di Thiene; Davide Miotti, 51 anni, guida alpina di Tezze sul Brenta, e la moglie Erica Campagnaro. All'appello manca anche un altro vicentino, mentre due sono tra i feriti.

Il governatore del Veneto Luca Zaia: "Siamo inquietati dalla conta delle auto nei parcheggi, in particolar modo è tragica rispetto agli stranieri che magari non avvisano a casa o sono abituati a farsi vivi a fine vacanza, e questo sul bilancio pesa ancora di più. I corpi sono dilaniati e c'è un problema di identificazione. Adesso cercheremo di capire cosa si potrà fare e ovviamente l'area va interclusa". 

E sulla situazione del clima e le alte temperature il governatore aggiunge: "Dieci gradi su a Punta Rocca significano scioglimento, ma da qui a pensare che si stacchi un 'condominio' di ghiaccio con detriti e massi ciclopici ne passa molto. Penso sia stata davvero una tragica fatalità".

Una tragica fatalità anche per Luigi Felicetti, tecnico del Soccorso Alpino dell'Alta Val di Fassa, intervenuto per soccorrere gli alpinisti travolti dal crollo del seracco di ghiaccio. "Gli alpinisti non hanno colpe, erano attrezzatissimi, tutti con corde e ramponi. Sono stati tanto sfortunati". "Quando siamo arrivati - ha continuato - ci siamo trovati davanti ad uno scenario pazzesco, c'erano blocchi di ghiaccio e roccia enormi dappertutto. Da lì sono partite le prime ricerche e abbiamo trovato le prime vittime". 

"La parte di ghiacciaio che si è staccata era lì da centinaia di anni, ciò che è accaduto in Marmolada è davvero un evento straordinario - ha spiegato il presidente del Soccorso Alpino Maurizio Dellantonio - Dal primo sopralluogo abbiamo capito che c'è ancora un pericolo a monte del ghiacciaio, in quanto la calotta di ghiaccio si è staccata ma è rimasto un pezzetto in bilico, che non è affatto piccolo perché si tratta di un pezzo di centinaia e centinaia di metri cubi di ghiaccio". 

Nel frattempo, i cadaveri recuperati sono stati portati nello stadio del ghiaccio di Canazei, mentre gli otto feriti sono stati trasportati negli ospedali di Belluno, Treviso e Trento. Le persone che si trovavano sopra l'aerea del crollo, dichiarate essere diciotto, sono state evacuate dal soccorso alpino del Veneto e del Trentino. 

Il procuratore capo di Trento, Sandro Raimondi, in merito al crollo del seracco di ghiaccio della Marmolada teme "che le vittime aumentino almeno del doppio se non del triplo, visto il numero dei dispersi e il fatto che siano rimaste parcheggiate 16 auto". La procura di Trento ha intanto aperto un fascicolo ipotizzando il disastro colposo a carico di ignoti

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