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rugby
13.07.2022 - 20:28
ROVIGO - L'avevamo titolato così "Una Zebra a strisce rossoblù", l'articolo in cui si annunciava che il rugbista rodigino Matteo Moscardi aveva firmato un contratto biennale con le Zebre, franchigia italiana di rugby a 15, compiendo un ulteriore ed importante passo in avanti nel suo percorso di crescita. Pronto a mettersi in gioco nei prestigiosi palcoscenici internazionali dello United Rugby Championship e dell’EPCR Challenge Cup.
Oggi abbiamo chiacchierato con lui, il 22enne ex Bersagliere e giovane talento emergente del rugby italiano.
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Dalla prossima stagione giocherai sui palcoscenici internazionali assieme alle Zebre. Come ti stai preparando ad affrontare questa bella sfida?
"La preparazione è molto dura qua a Parma, sapevo sarebbe stata un'altra sfida per me. Qui gli allenamenti sono intensi, i ragazzi sono molto preparati e il livello tecnico è molto alto, anche le richieste fisiche e mentali sono incredibilmente alte ma sono pronto ad accettare la sfida".
Si tratta di una vera e propria crescita nella tua carriera rugbistica. Tu sei cresciuto nelle giovanili della Rugby Rovigo Delta. Cosa porterai con te da questa esperienza?
"Io sono rodigino puro, sono nato e cresciuto a Rovigo, e fin da bambino ho praticato diversi sport ma all'età di 7 anni mi sono innamorato del rugby, questo sport meraviglioso, grazie alla mia famiglia che è sempre stata in mezzo ai campi da rugby. Per tutte le giovanili ho giocato col Rovigo, finché non sono andato in Accademia Under 18 a Treviso, poi ancora in Accademia Under 20 a Remedello con la Nazionale per poi finire a Rovigo per tre anni, fino ad arrivare a oggi col trasferimento a Parma. Un nuovo entusiasmante cambio, anche se vissuto già con un po' di nostalgia".
In tre stagioni con i rossoblù hai collezionato circa 40 presenze in Top Dieci, mettendo a segno sei mete e vincendo la Coppa Italia nel 2020 e lo scudetto nel 2021. Qual è il ricordo più bello che hai del tuo ultimo anno da Bersagliere?
"Personalmente, i momenti che porto più nel cuore sono la vittoria col Petrarca in casa nostra durante la fase regolare della stagione e la semifinale di ritorno a Rovigo che ci ha permesso di accedere ai playoff. Lì ho capito ciò che in realtà ho sempre saputo, ossia che Rovigo è un posto unico al mondo, nel bene e nel male. Quelle due partite mi hanno fatto capire quanto è importante per me quella maglia, quanto Rovigo e tutte le persone che appartengono al grande mondo rossoblù contino per me".
Ti dispiace lasciare Rovigo, cuore pulsante del Rugby nazionale?
"Ammetto che non è stata per niente una scelta facile. Lasciare persone a cui vuoi bene, che arrivi a considerare come fratelli, con cui condividi tanto e trascorri 24 ore al giorno 7 giorni su 7, lasciare la mia famiglia, ecco non è stata una scelta immediata. Ci ho riflettuto molto e mi sono lasciato consigliare da persone a me molto care, ma per me era arrivato il momento di provarci. Di fare il salto. Non è facile, ripeto. Ma pian piano mi 'abituerò' a stare lontano da Rovigo, a questa mia nuova realtà, e magari un giorno se avrò la fortuna potrò ritornarci".
La passione per la palla ovale è forte in famiglia e tu sei anche figlio e nipote d’arte. Quanto orgogliosi sono papà Alberto e lo zio Alessandro dei tuoi traguardi?
"Tutta la mia famiglia per fortuna è una grande sostenitrice del rugby e anche mia. All'inizio erano un po' increduli di fronte all'opportunità che mi era stata data ma mi hanno da subito incoraggiato. Loro non hanno aspettative e non mi mettono pressioni però mi sostengono davvero molto, mi vogliono bene e sono felici di qualsiasi scelta io faccia, e questo significa molto, da figlio ma anche da giocatore".
Nella tua nuova avventura a Parma alle Zebre hai ritrovato una vecchia conoscenza: coach Roselli.
"Ho ritrovato il grande Fabio Roselli. Grazie a lui nel 2018 ho esordito con la Nazionale U20 al Mondiale di categoria in Francia. A lui devo molto, la prima grande opportunità quando mi ha convocato per confrontarmi con 'i più grandi' dell'Under 20 quando ancora giocavo nell'under 18. E lo ringrazio ulteriormente per questa seconda opportunità che mi ha portato ad essere qui oggi e a chiamarlo di nuovo coach".
Una domanda di rito, forse un po' scomoda, ma che tutti i tifosi dal cuore rossoblù vogliono sentire. Matteo, tornerai presto a Rovigo?
"Bella domanda! (afferma dopo un grosso sospiro, ndr) Non so cosa mi aspetterà, ma una cosa è certa. Il mio sogno è quello di terminare la carriera a Rovigo, che sia tra due anni, tra tre o tra cinque sicuramente un giorno, se mi vorranno, tornerei a casa volentieri".
Cari rossoblù, come si dice spesso in questi casi, 'questo non è un addio ma solo un arrivederci'. Inizia così un nuovo capitolo nella storia rugbistica di Matteo Moscardi che per noi e per la sua Rovigo è e resterà per sempre Bersagliere.
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