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ROVIGO

"Una città a misura di giovane ma le opportunità vanno create"

I giovani rodigini rispondono all'eterno dilemma sul restare in città

ROVIGO - E' il dilemma di Amleto che anche in città la fa da padrone. Rovigo è una città in cui rimanere o da cui scappare?

Una recente classifica pubblicata dal Sole 24 Ore ha raccontato la qualità della vita dei ragazzi tra i 18 e i 35 anni su base territoriale, attraverso 12 indicatori selezionati per misurare alcuni aspetti che influenzano la loro vita. Rovigo si aggiudica il 51esimo posto nella graduatoria in classifica finale. Sul podio Piacenza, davanti a Ferrara e Ravenna (in coda Roma, Barletta e Sud Sardegna).

Entrando nel dettaglio ultime posizioni nel settore delle imprese che fanno e-commerce (102) e nel gap degli affitti fra periferia e centro (103). Posizioni di retroguardia anche nel quoziente di nuzialità (95) e del numero dei laureati (73). Male anche nell’imprenditoria giovanile (86). Posizioni di centro classifica, invece per quel che riguarda il saldo migratorio (46), gli amministratori comunali under 40 (33), l’età media al parto (56), nella disoccupazione giovanile (37). Buone performance nel settore canone di locazione (11). Il Polesine si insedia nella top ten per quel che riguarda numero di bar e discoteche (9), addirittura al posto numero 5 per le aree sportive.

Insomma, un territorio dove il dinamismo dei giovani spesso segna il passo, l’età media si alza, ma dove le famiglie, tutto sommato, non vivono male. Ma cambiando prospettiva, abbiamo chiesto ai diretti interessati, i giovani rodigini, se il capoluogo polesano possa essere considerato una città a misura di giovane. Ecco le loro risposte. 

"Ci sono forse poche possibilità per noi giovani sia a livello di intrattenimento sia a livello universitario - precisa Silvia - Spesso si è costretti a spostarsi, che sia a Padova, a Vicenza o anche in Emilia Romagna e quindi molti giovani non hanno altra scelta se non trasferirsi altrove e tornare a casa solo nei weekend o nei periodi di vacanza".

"Secondo me è giusto valorizzarla, è giusto rimanere. Io sono commerciante - rivela Carlo - e ho deciso di restare e di dare il mio contributo allo sviluppo del tessuto economico della mia città. Quindi la risposta è sì, bisogna rimanerci".

C'è anche chi come Arianna ha provato sulla propria pelle entrambe le facce della medaglia. "Inizialmente per motivi di lavoro sono scappata anch'io dalla città, ma successivamente sono ritornata. Secondo me, è una città vivibile, piccola ma tranquilla, dove non c'è quella sfrenatezza che si trova invece nelle grandi città".

"Potrebbe essere vista sicuramente in entrambi i modi - ricapitola Kevin - ma per scelta personale, penso sia una città con molto potenziale, da sfruttare creando le opportunità che stiamo cercando".

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