VOCE
LA STORIA
31.07.2022 - 16:22
ROVIGO - Cinque giorni di tempo per pagare 44mila euro. E’ la cartella esattoriale da infarto che si è visto recapitare a casa un ex docente polesano, ora disoccupato. "Tasse che non posso assolutamente permettermi di pagare", racconta oggi l’uomo, che preferisce rimanere anonimo.
Tutto è iniziato alcuni giorni fa. Quando - racconta lui stesso - “ho ricevuto una raccomandata dall’Agenzia delle entrate di Rovigo con una richiesta di pagamento da 43.988 euro e 94 centesimi, da versare entro il termine di cinque giorni”.
Dopo una prima occhiata, l’ex insegnante ha cercato di ricostruire a cosa si riferisse quella richiesta di pagamento, ed è dovuto andare indietro fino al lontano 2006 per capire cose stesse succedendo. L’importo da pagare fa riferimento a una quindicina di cartelle esattoriali inevase accumulatesi nel corso del tempo.
“Ben sette cartelle - la spiegazione dell’uomo, ovviamente dal suo punto di vista - sono però senza alcuna prova di notifica, nonostante indicassero delle date non meglio identificate. Ma la cosa ancora più esilarante di questa tragedia - prosegue - è rappresentata dalle date degli atti: si parla di atti dal 2006 al 2013. Siamo nel 2022: 16 anni dopo. Si tratta pertanto, a mio avviso, di atti più che largamente prescritti e comunque a cui è stata già fatta regolare opposizione dal sottoscritto a quei tempi, con risposte pari a zero dall’Agenzia e quindi con silenzio assenso allo stralcio, come prevede la legge”.
Quindi, l’uomo racconta di aver fatto per oltre vent’anni il docente. “Precario”, precisa. E aggiunge di trovarsi, oggi, disoccupato. “Secondo voi - dice - io in questo momento ho 43mila euro da dare al fisco che in un periodo di recessione, post pandemica e di crisi totale del consumo, si permette di inviare simili comunicazioni? Un docente precario - continua - in media guadagna 1.400 euro al mese, con oltre 700 euro di trattenute in busta paga. Il tutto solo nove mesi l’anno, dopodiché deve affidarsi a una misera Naspi che offre 800 euro al mese lordi sui quali bisogna pagare il 10% e che fa reddito e dunque pesa sul reddito familiare”.
Proprio per quanto riguarda le tasse sulla Naspi, l’uomo lamenta di aver già “ricevuto un’altra cartella per pagare tasse sul sussidio. Tasse - assicura l’ex insegnante - che non posso pagare visto che lo stipendio era a malapena sufficiente per stare in un regime appena sopra alla soglia di povertà”. E la storia, drammatica, ricomincia da capo.
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