VOCE
Rovigo
02.08.2022 - 15:52
ROVIGO - Un male irreversibile: un tumore al polmone, ormai in metastasi, cambia la vita a tal punto da far scegliere di porvi fine. È il caso che in questi giorni sta interessando il Veneto: Elena, veneta di 69 anni, ha deciso di rivolgersi all’associazione Luca Coscioni, nella persona di Marco Cappato, per poter raggiungere la Svizzera e per porre, così, fine alla propria sofferenza prima che sia troppo tardi.
Si tratta di una tematica che, in Italia, ancora si fatica ad affrontare e si è lontani da leggi a tutela del suicidio assistito, tanto che Marco Cappato rischia dodici anni di carcere per quella che lui definisce “disobbedienza civile”. Diventato noto per la vicenda che ha coinvolto dj Fabo, Cappato fa ancora parlare di sé: il caso di Elena, infatti, non rientra tra quelli previsti dalla sentenza della Corte costituzionale in quanto la signora non si trova in stato vegetativo. È comunque una persona gravemente malata e le conseguenze della malattia sono irreversibili.
I cittadini rodigini hanno tutti la medesima opinione: sì al fine vita. Ognuno, infatti, deve avere la libertà di decidere, in presenza di gravi situazioni di salute, cosa fare della propria esistenza, soprattutto se la condizione non è modificabile nemmeno con i mezzi della medicina.
“L’argomento è molto difficile da affrontare – commenta Svetla – ma ciò non significa che sia una scelta sbagliata, anzi. Io trovo giusto che ognuno di noi possa decidere della propria vita e, in particolare, come viverla. Se sono situazioni che rischiano di fare male per lungo tempo, nessuno deve giudicare la volontà di questa signora”.
Dello stesso parere anche Alice, che racconta: “In Italia sono argomenti che ancora facciamo fatica ad affrontare per tanti motivi, ma credo che anche a livello legislativo bisognerebbe tutelare la possibilità di affrontare il fine vita con serenità. Sono d’accordo con la possibilità di scegliere, quando occorre”.
“Ognuno – dice Francesco – deve avere il diritto di scegliere della propria vita. Quindi, per quanto riguarda questa vicenda, credo che la signora abbia fatto la scelta che riteneva più giusta possibile per sé”.
Scelte sofferte, ma anche necessarie. Conclude, infatti, Gabriella: “Ci sono tante situazioni difficili, le vediamo sotto i nostri occhi tutti i giorni per malattie che hanno un decorso rapido e spesso doloroso. Ritengo sia giusto dare l’opportunità, a chi ne è colpito, di scegliere per sé, sia per la propria dignità individuale, sia anche per i familiari che soffrono e si addolorano per lungo tempo, magari perdendo le speranze a poco a poco”.
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