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la tragedia di new york

"Rischiamo di non vederli più"

L'avvocato Elena Gagliardo si sta occupando del rientro delle salme. "Non possiamo permettere che gli Stati Uniti cremino i corpi di Luca e Alessio"

ROVIGO - “I tempi sono stretti e non possiamo permettere che gli Stati Uniti cremino i corpi di Luca e Alessio: devono avere una sepoltura dignitosa, come vogliono i propri cari”. L’avvocato Elena Gagliardo, del foro di Rovigo, ha preso a cuore la tragica e ancora misteriosa vicenda che ha visto morire, in circostanze ancora poco chiare, Luca Nogaris e Alessio Picelli a New York.

La questione più impellente è quella del rimpatrio dei corpi dei due rodigini. “Due continenti che si devono rapportare uno con l’altro, non è mai facile - le parole dell’avvocato rodigino - sarà mia cura contattare il ministero degli Esteri e quello della Cooperazione internazionale per avere un collegamento più facile con gli Stati Uniti. Sentirò il Consolato italiano di New York per capire meglio la situazione, affinché il rimpatrio avvenga in breve tempo”.

 Nella foto Luca Nogaris e Alessio Picelli, sullo sfondo l'appartamento dove sono stati trovati. Nel riquadro in alto, l'avvocato Elena Gagliardo

Stamane la legale rodigina si incontrerà con Flavio Nogaris, padre di Luca. “Da quanto mi è stato detto entro il 25 agosto dovremmo concludere le pratiche per il rimpatrio delle salme - ricorda - è una lotta contro il tempo, devo cercare di capire se effettivamente i tempi sono così stretti o se ci daranno margine di manovra”.

Del resto, come è già stato sottolineato, se non si provvederà a concludere, e quindi a pagare, per le due salme, gli Stati Uniti cremeranno i due corpi e poi spediranno le urne in Italia. “E’ quello che vogliamo evitare, però ci sono costi dai 13 ai 15mila euro per ciascuna salma - ricorda la Gagliardo - già gli amici e anche i tifosi del rugby hanno aperto un conto corrente per partecipare alle spese. Dal canto mio andrò a fondo della vicenda cercando di capire se ci sono assicurazioni lavorative, o ci siano enti, ministeri e autorità che possano dare una mano alle famiglie. Che venga spedita una urna con le ceneri è una violazione dell’umanità, devono poter decidere i loro cari come dare l’ultimo saluto”.

C’è poi la questione legata al silenzio calato alla Farnesina. “Quando ho appreso che non risponde alla famiglia, ho deciso di cercare di sfondare questa porta - commenta la Gagliardo - mai come in queste situazioni, con dei connazionali che hanno avuto una tale sorte, sarebbe importante la presenza della Farnesina”.

C’è, infine, l’indagine sulla morte. Sul fatto che sia stata o meno un’overdose a uccidere i due, sui ritrovamenti dei famosi “paraphernalia drug”, ovvero oggetti atti a favorire il consumo di droga. “Parlavano di lacci emostatici e siringhe, ma sembra fossero quelli utilizzati dai sanitari per tentare di salvare i due - aggiunge Gagliardo - facile pensare a mille cose diverse, ma non eravamo lì. Ogni ipotesi mi sembra azzardata, rimaniamo in attesa dell’autopsia che certifichi il motivo della morte dei ragazzi, ma a prescindere da quale sarà l’esito, entrambi dovranno avere una degna sepoltura”.

Una vicenda che è diventata quasi una questione “personale”. “Dal punto di vista umano, situazioni del genere sono difficili per chi le deve affrontare e un avvocato è utile per i contatti che ha e perché non ha timore di relazionarsi con gli enti - conclude l’avvocato - e poi c’è un aspetto umano, che a livello personale dà molto”. 

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