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ORRORE SULL’ADIGETTO

Ancora immersi, ancora sulle tracce del killer

I sommozzatori tornano a immergersi per risolvere il giallo dell'anziano fatto a pezzi

BADIA POLESINE - Si immergono sempre in quel tratto, cercano sempre in quel tratto. Da due giorni. Neppure la pioggia, intensa, della mattinata di venerdì 19 agosto ha fermato i sommozzatori dei vigili del fuoco, che sono tornati a calarsi nelle acque, limacciose, ma non più in secca, dell'Adigetto, in riviera Miani, a Badia Polesine, sotto il "grattacielo".

A pochi metri di distanza dall'abitazione di via Gherardini da dove viveva Shefki Kurti, 71 anni, il pensionato di Badia Polesine albanese ucciso e fatto a pezzi. Col suo corpo smembrato poi suddiviso in vari sacchetti dell'immondizia, ritrovati nell'Adigetto tra fine luglio e inizio agosto. Un incubo cominciato il 28 luglio scorso, col ritrovamento di una gamba alla chiusa di via Casaria di Villanova del Ghebbo. Poi, nel giro di pochi giorni, anche le altre parti anatomiche sono state recuperate, tra quella chiusa e quella di via San Lazzaro Alto, a Lendinara.

Tutte le parti anatomiche, si pensava. Sino a quando sono scattate queste nuove ricerche. Perché, come detto, l'impressione è che i sommozzatori, su indicazione dei carabinieri, che indagano sull'accaduto, stiano cercando qualcosa di preciso in un tratto preciso. Qualcosa che, evidentemente, è di fondamentale importanza a fini investigativi, qualcosa che potrebbe dare una svolta all'indagine e chiudere il cerchio attorno al killer. O ai killer.

Di cosa si tratti, non si sa. Ovviamente il riserbo di tutti coloro che partecipano alle ricerche è massimo. Forse l'arma del delitto, forse altri oggetti che potrebbero essere determinanti per le indagini. O, in alternativa, l'autopsia potrebbe aver rivelato che non tutto il corpo è stato ritrovato, come si pensava.

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