West Nile, paura a un passo dal Polesine

Ora l'allarme, nel Padovano, è serio, serissimo, per quanto riguarda l'emergenza West Nile. Proprio in questa provincia, infatti, come riporta il quotidiano Il Mattino di Padova, si registra lo scenario peggiore a livello europeo, per quanto concerne la prevalenza di forme neuroinvasive, vale a dire quelle maggiormente gravi della patologia. Quest'ultima, nella maggioranza delle persone non provoca conseguenze di rilievo, mentre è pericolosa per i soggetti fragili. Nelle ultime 24 ore, riporta Il Mattino di Padova, i contagi sono saliti a 148, con 69 encefaliti. Il sospetto, da parte degli esperti, è che questo significhi la presenza di migliaia di positivi asintomatici, che non costituiscono, comunque, un problema sul fronte della veicolazione del contagio.

La scienza non ha ancora una risposta univoca e certa per spiegare le dimensioni che sta assumendo il West Nile in questo territorio, tuttavia ci sono diverse ipotesi su cui si sta indagando. Ne parla Valerio Valeriano, specializzato in Igiene e Medicina preventiva del Dipartimento Prevenzione dell’Usl 6 Euganea, impegnato in prima persona nella “gestione” West Nile.

"Non ci sono risposte certe ma possiamo mettere in campo varie ipotesi. La principale è la siccità: la riduzione dell’acqua ha causato un concentramento di ristagni e acquitrini legati all’agricoltura e di origine umana. Questi hanno attirato i volatili - serbatoio del virus - e le zanzare - il vettore - vicini all’uomo. La zanzara che punge la gazza portatrice del virus, punge l’uomo e lo infetta. Ma passano giorni prima che si manifestino i sintomi e altri giorni prima che, diventati gravi i sintomi, la persona infetta si rivolga all’ospedale. Nel frattempo la gazza si è spostata, ha infettato altre zanzare e perpetuato il ciclo".