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ROVIGO

Progressismo e liberismo, due modi di intendere la politica

In Pescheria Nuova "scontro" intellettuale tra Lorenzo Pavanello e Diego Crivellari

ROVIGO - Progressismo e liberismo sono stati al centro del contraddittorio “Votare consapevolmente: le grandi idee politiche del mondo libero”, che si è svolto mercoledì sera in Pescheria Nuova, tra l’onorevole Diego Crivellari, per il progressismo democratico, e l’avvocato Lorenzo Pavanello, sostenitore del liberalismo repubblicano, moderati dal giornalista Lorenzo Zoli.

Un utile confronto con il pubblico sui due pilastri ideologici degli ultimi due secoli, in questo periodo particolarmente difficile tra una pandemia non ancora dominata ed una guerra che sta incidendo pesantemente sulla situazione economica mondiale, mentre il nostro Paese è nel mezzo di una vivace campagna elettorale.

Due modi diversi, tendenzialmente opposti, di interpretare la politica e il governo della società: l’uno, il progressismo democratico che, “dopo i meravigliosi trent’anni anni 1945-75 - ha precisato Crivellari - in cui ha creato benessere nei Paesi Scandinavi e poi nella Francia di Mitterand tra gli anni ’80 e primi ‘90, oggi è entrato in crisi”; l’altro, basato sull’idea liberale “che nel nostro Paese - ha sostenuto Pavanello - è sempre stata interpretata in modo equivoco, mentre in questo periodo si può rivelare utile per una politica costruttiva”.

I due relatori hanno quindi spiegato agli intervenuti, con le loro reciproche abilità oratorie, i propri punti di vista. Ricordando la Thatcher, la quale ha detto che “non esistono le società, ma gli individui”, l’avvocato ha spiegato che il pensiero liberale sostiene l’individualismo, non l’egoismo, e la rivoluzione drastica contro l’ingerenza dell’apparato statale in economia, perché genera vantaggi ingiustificati, non consente rivalità economiche, bloccando lo sviluppo e grava sulla spesa pubblica”.

A suo dire, citando l’attuale debito pubblico di 2.700 miliardi, “frutto di decenni di cattiva politica illiberale”, considerato che “l’Italia è sempre stata statalizzata dalla fine della seconda guerra mondiale”, la sua ricetta, guardando a Gran Bretagna, Usa e altri Paesi europei “in cui ha avuto successo e portato benessere e libertà”, consiste nel “combattere il monopolio, affidare l’economia a privati il più possibile, mentre lo stato deve solo occuparsi di giustizia e sicurezza”.

Il progressismo democratico, invece, filosofia tipica delle politiche di sinistra che ha le sue radici nell’illuminismo del XVIII secolo, “persegue il progresso sostenendo i diritti civili, l’uguaglianza economica e una forte infrastruttura pubblica”, ha chiarito Crivellari.

Ma, riconosciuti “alcuni suoi limiti, come l’incapacità di fare egemonia e di rinnovarsi”, egli segue il socialismo liberale, che unisce il pensiero socialista democratico con le istanze del liberalismo classico. La sua proposta è “una sintesi nuova tra intervento statale e iniziativa privata, dove l’individuo dev’essere sovrano, il progressismo coincida con l’autodeterminazione dei diritti civili e in politica economica lo stato assista le situazioni di svantaggio (welfare), ma con il contributo del privato necessario nel sociale (volontariato, terzi settori), che va riconosciuto e aiutato”.

Tanti ancora gli argomenti messi sul piatto dal moderatore e dagli interventi del pubblico (partiti e campagna elettorale, guerra e crisi energetica), impossibili da esaurirsi in un solo incontro.

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