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elezioni 2022

Voto, l'astensionismo la fa da sovrano

I rodigini commentano l’alta percentuale di chi non è andato ai seggi

ROVIGO - Il vero vincitore delle elezioni politiche di quest’anno è stato l’astensionismo. 16,5 milioni sono gli italiani che non sono andati alle urne. Di questi, quasi sessantamila sono polesani. Nella provincia di Rovigo, infatti, tra tutti gli aventi diritto, l’astensionismo ha toccato quota 32,6%. Una situazione che pone davanti ad un problema che dovrebbe essere risolto: i cittadini hanno perso la fiducia nella classe dirigente attuale o è una mancanza di responsabilità?

Per gran parte dei rodigini, la stagione politica degli ultimi anni, nonché la campagna elettorale avvenuta nelle scorse settimane, non ha aiutato. C’è anche da dire, però, a detta di alcuni, che il voto dovrebbe essere sempre vissuto come un proprio dovere, oltre che come un diritto: non bisogna lavarsene le mani, ma decidere per sé e per la comunità di cui si fa parte.

"Non credo ci sia stata una mancanza di responsabilità – commenta Stefano – ma piuttosto una mancanza di fiducia. Questo lassismo era prevedibile dopo i due anni di gestione pandemica e di ulteriori difficoltà economiche che abbiamo vissuto. Non ci sono state sorprese. Speriamo ora che il prossimo governo possa riportare la fiducia nelle istituzioni da parte della cittadinanza".

Anche Sara concorda sulla sfiducia generale che tocca il nostro Paese e che ha portato ad un’assenza alle urne di moltissimi italiani di ogni fascia d’età: "Questa classe politica, con il suo operato, ha fatto perdere la fiducia a tutti quanti. Non c’è stata una buona intenzione nelle azioni di chi ci ha governato e di chi ha condotto la campagna elettorale. Perciò l’astensionismo è una risposta a tutto questo".

Alessandro, però, fa leva sul dovere di andare a votare poiché altrimenti saranno altri a decidere per te: "Per quanto una persona possa sentire una mancanza di fiducia nei confronti della classe politica, sia essa di destra o di sinistra, dovrebbe sentire il dovere di andare a votare. Ci possono essere tutte le mancanze che si vogliono, ma non esercitare questo diritto, al di là del colore politico, è grave. Significa non scegliere e far scegliere agli altri".

Conclude il dottore Emilio Ramazzina, primario ora in pensione: "C’è troppa distanza tra il territorio e chi è seduto a Roma. Ci sono persone che sono in parlamento da quasi cinquant’anni e hanno perso totalmente il contatto con la realtà. Questo lo si percepisce, lo percepiscono i cittadini e se i problemi non vengono risolti, la mancanza di fiducia c’è per forza".

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