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ROVIGO

Spari a scuola e video virale tra le chat, "Togliere il cellulare non è la soluzione"

Per i rodigini occorre agire sull’educazione dei ragazzi

ROVIGO - Togliere i cellulari agli studenti, durante le lezioni, non è sufficiente, secondo i cittadini rodigini. Lavorare invece sull'educazione dei ragazzi, per prevenire gli atti di bullismo e maleducazione, è la chiave fondamentale per impedire che fatti come quelli visti accadere nei giorni scorsi - nel caso specifico all'istituto superiore rodigino Itis Viola Marchesini - si ripetano ancora.

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“Togliere il cellulare sicuramente potrebbe essere un'idea - spiega Nicola - ma la cosa va osservata anche sotto un punto di vista diverso. Ci può essere bisogno del cellulare, ad esempio nel caso in cui uno studente stia male. Bisognerebbe più che altro educare i ragazzi a un uso diverso del telefonino, ovvero usarlo esclusivamente quando ne hanno bisogno, specialmente a scuola che è la cosa più importante. Per quanto riguarda quello che è successo, secondo me è stata anche poco una settimana di sospensione. Per me andrebbero bocciati”.

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Secondo alcuni il cellulare in classe non ha alcuna utilità, e per le emergenze basterebbe fare riferimento ai contatti dei docenti. “Credo che togliere il cellulare ai ragazzi, durante le lezioni, sia la scelta giusta - prosegue Danilo -, dato che alla fine non se ne fanno nulla. In caso di emergenza c'è sempre il cellulare dell'insegnante, non è la morte di nessuno se per quelle 4 ore sono senza cellulare. Se proprio non possono toglierglielo almeno che lo tengano spento”.

C’è chi però è convinto che il problema non sia nell'utilizzo del cellulare quanto nell'educazione di questi giovani studenti ripropone controlli maggiori dopo l'accesso nei plessi scolastici. “Il cellulare non è né buono né cattivo - specifica Giada - perché è solo un mezzo per riprendere. A mio avviso si dovrebbe cercare di ridurre l'introduzione di oggetti metallici nelle aule. Questa volta è stata la pistola ad aria compressa ma può essere un coltello, un tronchesine, un tagliacarte. Un video non potrà mai fare tanto male quanto può farla una pistola ad aria compressa. Bisogna disincentivare gesti così pericolosi, quella pistola avrebbe potuto non essere caricata ad aria compressa e tra l'altro spesso non è facile distinguerle da quelle vere”.

I più giovani concordano, il telefono non è il vero problema. “Quando frequentano le scuole medie a Padova il cellulare veniva tolto - conclude Pietro -. Poi era stata abbandonata perché il personale scolastico si era detto perplesso dall'onere di tenere questi oggetti e dal rischio di danni o furti di cose che hanno anche un cospicuo valore. Io non credo però che sia quello il problema, si dovrebbe agire alla base. Non penso che questi fatti, lo sparo con la pistola ad aria compressa al professore, siano legati all'uso dei cellulari. È un problema di educazione, nella normalità dei fatti certe cose non dovrebbero accadere, non dovrebbe essere portata una pistola ad aria compressa in classe. Non vedo correlazione con i cellulari, il suo uso può essere legato alla scarsa attenzione degli studenti durante l'attività ma non a questo singolo fatto. Fermo restando che secondo me comunque non andrebbero utilizzati durante la lezione”.

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