VOCE
ESTRAZIONI IN ALTO ADRIATICO
31.10.2022 - 11:19
Tempo per il Governo Meloni di operare le proprie scelte in tema di crisi e approvvigionamento energetico. Lo scopo è quello di garantire per quanto possibile la autonomia energetica e calmierare l'aumento delle bollette.
Si parla, per esempio, della realizzazione di fabbriche italiane di componentistica per le fonti rinnovabili (soprattutto i pannelli solari). L'esecutivo vuole poi evitare di passare "alla dipendenza dalle materie prime cinesi" rischiando così di "demolire filiere di eccellenza produttiva nazionale". È un’allusione al settore dell'auto e al passaggio dai motori endotermici (eccellenza italiana) a quelli elettrici (con le batterie monopolizzate da Pechino).
Ci sono poi, più sul lungo periodo, l’aumento dell’estrazione nazionale di gas e il potenziamento delle fonti rinnovabili. La produzione italiana di gas, secondo i numeri di Assorisorse, l'associazione di Confindustria delle imprese estrattive, "potrebbe aumentare da 3,3 miliardi di metri cubi nel 2021 a circa 6 miliardi di metri cubi/anno entro il 2025 e oltre 7 negli anni successivi". L’incremento della produzione nazionale è quello cui puntava il governo Draghi: anche su questo Meloni ha detto di essere allineata
L'Italia, secondo i dati dell’ex Ministero della Transizione ecologica, ora Ambiente e Sicurezza energetica, ha riserve di metano per circa 112 miliardi di metri cubi, fra mare e terra: 45,775 miliardi certi, 45,901 probabili, 19,912 possibili
Stando ai dati raccolti da Assorisorse, il nostro Paese nel 2021 ha estratto 3,3 miliardi di metri cubi di metano, a fronte di un consumo nazionale annuo di 74,1 miliardi. Nel 2000, la produzione nazionale era di 17 miliardi di metri cubi all'anno. Vent'anni dopo, nel 2020, era scesa a 4 miliardi. L'anno scorso ha toccato il minimo, con un calo annuo (dati Arera) del 16,7%
Stando ai dati raccolti da Assorisorse, il nostro Paese nel 2021 ha estratto 3,3 miliardi di metri cubi di metano, a fronte di un consumo nazionale annuo di 74,1 miliardi. Nel 2000, la produzione nazionale era di 17 miliardi di metri cubi all'anno. Vent'anni dopo, nel 2020, era scesa a 4 miliardi. L'anno scorso ha toccato il minimo, con un calo annuo (dati Arera) del 16,7%
Per quanto riguarda la loro concentrazione numerica, a terra le trivelle sono diffuse soprattutto in Lombardia ed Emilia Romagna. Sono poi molto presenti sulla costa adriatica fino alla Puglia, in Basilicata, in Calabria intorno a Crotone, in varie zone della Sicilia. Le riserve maggiori secondo il Pitesai sono al Sud: su 66,245 miliardi di metri cubi complessivi, 60,641 sono nel Mezzogiorno, 0,784 al centro e 4,82 al Nord.
E in mare? Il gas in acque aperte si trova soprattutto lungo la costa adriatica, da Venezia fino al Molise, e al largo di Brindisi. Si contano inoltre un giacimento di fronte a Crotone e diversi campi nel Canale di Sicilia, di fronte a Gela. Su un totale di 45,345 miliardi di metri cubi sono così distribuite: 13,474 davanti a Veneto e Romagna, 12,492 davanti a Marche, Abruzzo e Molise, 19,379 davanti a Puglia, Calabria e Sicilia.
Sulla loro gestione dovrà intervenire il nuovo ministro, Gilberto Pichetto Fratin, di Forza Italia. Al suo fianco ci sarà, voluto da Meloni su consiglio di Mario Draghi, l’ex ministro Roberto Cingolani: avrà il ruolo di consulente.
Quante alle fonti rinnovabili, sono rimaste ferme per 10 anni. Le hanno bloccate la burocrazia e le cosiddette proteste Nimby (Not In My Back Yard, "Non nel mio cortile"). Draghi e Cingolani le hanno sbloccate, e quest'anno se ne installerano 3 gigawatt, secondo Elettricità Futura, l'associazione delle imprese elettriche. Un numero che però non basta. Per raggiungere gli obiettivi Ue di decarbonizzazione e anche quelli di indipendenza energetica del nuovo governo, bisogna arrivare a 8 GW all'anno fino al 2030.
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