VOCE
ROVIGO
03.11.2022 - 18:54
ROVIGO - La scelta di reintegrare i medici non vaccinati, temporaneamente sospesi dai provvedimenti emessi durante l’emergenza sanitaria, spacca a metà l’opinione della cittadinanza, tra chi sostiene che il mancato vaccino non metta in discussione la professionalità del sanitario, e di chi parla di una mancanza di coerenza.
“Non sono molto a favore di questa scelta - spiega Donatella - perché, dopo tutto il lavoro che è stato fatto a monte, toglierli dalla loro mansione sulla base di questa decisione, sembra rappresentare questo obbligo precedente come una beffa. Soprattutto per chi è corso a vaccinarsi e mettersi in regola con la legge in vigore in quel momento. È contraddittorio, alla luce di questa decisione tanto valeva che tutto restasse come prima, senza arrivare alla carenza di medici, figure sanitarie e insegnanti che erano stati sospesi proprio per quel motivo”.
C'è invece chi conferma che la professionalità del medico non è certamente dettata dal suo stato vaccinale. “Sulla reintegrazione dei medici non vaccinati sono pienamente d'accordo - continua Michela - Ormai la situazione è nettamente cambiata rispetto a tempo fa, è giusto che le persone vengano reintegrate anche perché si parla di 4mila figure mancanti di cui c'è bisogno. L'abilità, la capacità del medico non è certamente influenzata dal vaccino e se le disposizioni ora permettono di poter lavorare senza vaccino è giusto che sia così, penso sia doveroso rispettare le opinioni di tutti, con i giusti provvedimenti di tutela".
Procedimento di reintegrazione promosso anche dall'ordine dei medici che conferma un cambio della situazione epidemiologica. “Tra gli impegni di questi giorni dell’ordine dei medici è proprio il provvedimento urgente per reintegrare i colleghi sospesi - conferma Emilio - In ogni caso nella nostra provincia sono stati pochi i medici non vaccinati. La situazione ad oggi è diversa, rispetto a quello che ci siamo trovati ad affrontare in passato, sia per la quantità di casi che per la tipologia di patologia sviluppata. Quindi, questo provvedimento, alla luce delle criticità attuali, ha un senso. Fermo restando che se le cose dovessero peggiorare potrebbe essere rivisto".
Tutti unanimi quindi, sul fatto che una laurea in medicina vale di più rispetto ad un vaccino. “Certo che mi fido di un medico, dato che ha studiato e ha una laurea - conclude Valentino - Non comprendo perché un medico debba essere obbligato a vaccinarsi, sarà lui a dover decidere e valutare il rischio. Oltretutto mancano tantissimi medici e la sanità ormai è solo a pagamento. I medici che sono stati lasciati a casa sono solo frutto di scelte non democratiche”.
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