VOCE
ROVIGO
05.11.2022 - 15:44
ROVIGO - Investimenti e personale. E’ questa la ricetta di Andrea Ostellari, padovano, fresco di nomina a sottosegretario di Stato al ministero della Giustizia, di fronte al grido d’allarme degli avvocati, che hanno segnalato i problemi legati a un turn over troppo elevato dei magistrati nel tribunale di Rovigo, che - a loro dire - sarebbe “una sede di passaggio e non troppo ambita”.
Sottosegretario, come si risolve questo problema?
“Devo dire che Rovigo non è l’unica realtà che subisce questa situazione. Per risolverla, dobbiamo fare una cosa utile sia agli avvocati che a chi lavora nei tribunali: considerare la giustizia non più come voce di spesa ma come investimento”.
E quali sono gli investimenti da fare?
“Dobbiamo investire prima di tutto sul personale. Altrimenti possiamo fare tutte le riforme che vogliamo, ma se ci mancano i numeri, dal punto di vista della forza lavoro, facciamo un buco nell’acqua. Quindi più gente che lavora, a ogni livello: dagli uffici giudiziari ai magistrati. Dobbiamo poi rendere la giustizia più facile, veloce ed efficiente e fare tutto il possibile per rendere migliore il lavoro. Ma se pensiamo che basti più personale siamo fuori strada”.
Cos’altro serve?
“L’investimento dello Stato dev’essere complessivo e accompagnato dal tessuto sociale e imprenditoriale. Rovigo non vive solo di giustizia: dev’essere tutta la città a diventare più grande. Dobbiamo creare lavoro e nuove prospettive, e la politica deve segnare questo percorso. Lo Stato può fare la propria parte aumentando gli investimenti. E ricordiamoci che una giustizia più efficiente fa guadagnare due punti di Pil, oltre a creare posti di lavoro”.
Ed è questo il lavoro che la attende, al fianco del ministro Carlo Nordio?
“Sì. Ci aspetta un lavoro duro, ma non impossibile soprattutto se si hanno le idee chiare. E la prima, in questo senso, è assicurare un garantismo effettivo, sia legato alla fase preliminare del processo che per quanto riguarda le garanzie per le persone e i rispettivi ruoli. Ma bisogna anche garantire l’esecuzione delle condanne”.
Insomma: certezza della pena?
“Esatto: ma non solo quella scritta nella sentenza. Molte sentenze prevedono la sospensione della pena. E così alcuni reati, penso in particolare al cosiddetto spaccio di lieve entità, vedono il soggetto arrestato rimesso in libertà già il giorno dopo. Libero di tornare a spacciare. E a questo punto, che senso ha condannarlo? Questa situazione frustra il lavoro delle nostre forze dell’ordine, ma anche quello dei magistrati stessi che sono obbligati ad applicare la legge, mentre il cittadino si chiede: ‘Ma è giustizia questa?’. Insomma: è un problema da risolvere e sappiamo dove incidere per farlo”.
Dove?
“Ci vuole un nuovo intervento normativo in particolare contro lo spaccio di stupefacenti, per far sì che non venga applicata la sospensione condizionale ma che la pena venga fatta eseguire. La stessa identica cosa avveniva per i rave: certi soggetti venivano in Italia, dalla Francia e da altri Paesi, sapendo che qui si possono invadere le proprietà altrui. Sfruttavano un vuoto del nostro ordinamento. Ora, grazie all’intervento del governo, non avverrà più”.
Un intervento che però ha suscitato le critiche dell’opposizione e anche le perplessità di una fora garantista qual è Forza Italia. Che ne pensa?
“Le eccezioni di Forza Italia fanno parte del normale dibattito politico. Ma quello che ci unisce è la stessa battaglia contro l’illegalità: questa è la strada maestra. Poi se c’è qualche virgola da spostare nel testo lo si fa. Sa, siamo un Paese in cui ogni quattro anni siamo tutti Ct della nazionale: in questi giorni siamo tutti giuristi. Ma la verità è che qui non sono assolutamente in discussione i diritti di riunione ed espressione, che altri invece volevano limitare”.
A cosa fa riferimento?
“Al ddl Zan. Una norma che io ho combattuto non per i suoi contenuti, ma per come era scritto. Se scrivi una cosa e la scrivi male, limitando le libertà, allora va cambiata. Ed è il motivo per cui quel ddl è stato bocciato. Non da me, ma dal Senato”.
Un caposaldo del programma del centrodestra, in tema di giustizia, è la separazione delle carriere. Pensa che ci si arriverà?
“Non è una battaglia di bandiera, né un tema ideologico o di parte. E’ un problema che va affrontato con la massima serenità, sapendo che è un obiettivo da raggiungere per il bene della nostra giustizia”.
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