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Gamer professionisti: quando il gioco diventa un lavoro

Gamer professionisti: quando il gioco diventa un lavoro

Il gaming in Italia e nel mondo sta spopolando sempre di più, tanto che è notevolmente aumentato il numero di gamer professionisti e con loro anche le possibilità di diventarlo. Trasformare la propria passione in un lavoro è il sogno di tanti, forse di tutti. Se la vostra passione sono i videogiochi, le opportunità di crearvi una strada nel mondo del gaming sono concrete. Ovviamente, giocare bene o male ad un videogioco dipende in particolar modo dalle abilità che si sviluppano nel momento in cui si gioca. Nulla a che vedere, in questo senso, con altre tipologie di gioco, come le slot che si trovano online per le quali non sono necessarie particolari competenze. Con un numero così alto di videogiocatori, scalare le classifiche, farsi notare ed entrare nel professionismo non è di certo cosa facile. La figura del gamer, tuttavia, nasce proprio nel momento in cui entra in gioco la fusione tra la passione e le abilità. L'una e l'altra insieme sono assolutamente imprescindibili. Per far capire quanto è diventato importante il settore del gaming nel nostro paese, basterebbe riportare i dati di IIDEA, secondo cui il mercato dei videogiochi in Italia ha raggiunto un valore pari ad 1 miliardo di euro.

In questi ultimi anni è aumentato in maniera considerevole anche il numero di scuole ed università che danno la possibilità ai videogiocatori di affinare le proprie capacità e di apprendere il concetto legato alla professione del gamer, che fino a non molto tempo fa tendeva ad essere sminuita. Il più grande giro d'affari ad oggi ruota sicuramente intorno agli e-sports, che danno l'opportunità a squadre provenienti da ogni parte del mondo di confrontarsi in manifestazioni internazionali di altissimo livello e prestigio. Ovviamente, in palio ci sono dei premi piuttosto onerosi. Nel momento in cui essere un gamer diventa un vero e proprio lavoro, è piuttosto scontato sottolineare il fatto che i giocatori sono stipendiati dalle squadre in cui giocano. Anche nel momento in cui non vengono pagati in maniera congrua, i giocatori sono tutelati dalla Riot, una società in grado di garantirgli uno stipendio minimo.

A rendere sempre più alto il compenso economico è anche l'accrescimento del tasso d'interesse che si registra nel momento in cui prendono il via determinate competizioni, tanto che, per fare un esempio, la finale del campionato mondiale di League of Legends del 2017, tenutasi nel Beijing National Stadium, è stata seguita da ben 73 milioni di spettatori. Inoltre, attenzione a non etichettare i gamer con pregiudizi errati e piuttosto antiquati. Per anni ed anni la figura del videogiocatore professionista è stata associata ad una persona incurante delle proprie condizioni fisiche e, di conseguenza, anche della propria salute.

Questo mito va sfatato, tanto che diverse società hanno iniziato delle vere e proprie sedute di fitness per i propri giocatori. Infatti, la non cura delle proprie condizioni psicofisiche non sarebbe un buon esempio per il mondo del professionismo. C'è da aggiungere, inoltre, che essere un gamer apre delle strade interessanti nel mondo del lavoro che non hanno per forza a che fare con l'industria videoludica. Infatti, i videogiochi stimolano capacità quali la prontezza, la fantasia, la voglia di fare, la reattività e molto altro ancora.

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