VOCE
ROVIGO
19.11.2022 - 19:18
ROVIGO - Bitonci torna a chiedere che venga insegnata la lingua veneta nelle scuole. La proposta, presentata alla Camera, ha come primo firmatario il sottosegretario e altri 17 deputati e si inserisce nel più ampio dibattito relativo all’autonomia del Veneto.
La richiesta prevede l’insegnamento del dialetto veneto sin dalle scuole dell'infanzia e la diffusione di programmi Tv e radio, sempre in dialetto e questo sta facendo discutere il mondo politico e non solo. Con questo ddl, presentato da 18 deputati, il Carroccio torna alla carica col vecchio pallino dell'autonomia.
Per cercare di capirne di più, abbiamo chiesto il parere dell’assessore regionale alla scuola Elena Donazzan. “Questa è una questione ciclica che solitamente si presenta ad ogni inizio stagione per caratterizzare il proprio perimetro. O almeno io voglio leggerla così – spiega con la concretezza che la contraddistingue, l’assessore Donazzan – Il dialetto è il linguaggio degli affetti, della famiglia, un presidio culturale che deve avere una dimensione territoriale e che non può essere imbrigliato in una materia. Come assessore alla scuola, se mi venisse chiesto cosa serve oggi alla scuola, risponderei senza nessun dubbio che i nostri ragazzi hanno assolutamente bisogno di più lingua italiana se non in termine quantitativo, sicuramente in termine qualitativo".
"Oggi assistiamo ad un impoverimento della lingua italiana e del pensiero – continua Donazzan come un fiume in piena – Noi pensiamo perché abbiamo la parola e di questo dobbiamo preoccuparci. Oggi c’è una poca conoscenza della letteratura classica e dobbiamo assolutamente stimolare la scrittura e la lettura. Poi non dobbiamo rimanere sbalorditi, quando apprendiamo dalla stampa nazionale che in molti candidati non hanno passato l’esame da avvocato perché non sapevano sufficientemente l’italiano. Se proprio dobbiamo pensare a qualche cosa da implementare nelle nostre scuole, è la conoscenza della lingua inglese e questo anche a livello quantitativo – afferma l’assessore regionale alla scuola – E’ il mondo che ce lo chiede, perché l’inglese è la lingua del lavoro. Il dialetto è la lingua delle identità ma deve essere inserita casomai in un contesto di comunità – conclude Donazzan – La vedrei magari in un doposcuola, nel portare magari i ragazzi a teatro a vedere Goldoni, ma non può certo essere imbrigliata in una materia scolastica”.
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