VOCE
Fondazione Cariparo
17.01.2023 - 13:01
ROVIGO - Pierre-Auguste Renoir e Virgilio Milani saranno i protagonisti della primavera espositiva rodigina 2023, l’uno in Palazzo Roverella, il secondo al Roncale.
Ad annunciarlo è il presidente della Fondazione Cariparo, Gilberto Muraro, che punta sui due grandi artisti per continuare, e rafforzare, l’onda positiva che in questi anni ha fatto del Roverella e del Roncale altrettanti punti di riferimento nazionali per il cosiddetto “popolo delle mostre”.
“Il Roverella, con Kandinskij e con Robert Capa (mostra ancora in corso e visitabile sino al 29 gennaio), ha superato – annota il Presidente Muraro – il record di visitatori di sempre: 88.850 per il grande russo, mentre la monografica su Robert Capa, che ha raggiunto quasi i 23mila visitatori, di cui il 30% al Roverella per la prima volta, sta confermando il medesimo successo riscontrato dalla precedente mostra fotografica dedicata a Doisneau”. Per quest’ultima, in particolare, si è assistito a una significativa impennata dei visitatori durante il periodo delle festività, raggiungendo anche 700 presenze al giorno, di cui ben il 45% provenienti da fuori regione.
“Numeri più contenuti, ma egualmente molto positivi, per l’abbinata del Roncale: “Miani, il leone bianco del Nilo”, nella scorsa primavera e “Rugby. Rovigo città in mischia” inaugurata lo scorso autunno e aperta anch’essa sino al prossimo 29 gennaio). Le due mostre “polesane” si apprestano a raggiungere, e probabilmente a superare i 20mila visitatori, numero davvero significativo per esposizioni che sono prioritariamente rivolte al territorio”.
La grande mostra che inaugurerà la stagione primaverile 2023 sarà dedicata a “Pierre-Auguste Renoir: l’alba di un nuovo classicismo”, per la quale sono già assicurati 40 capolavori provenienti dalle maggiori istituzioni museali europee. Curata da Paolo Bolpagni, troverà spazio a Palazzo Roverella dal 25 febbraio al 25 giugno prossimi. Di Renoir, uno dei massimi esponenti dell’Impressionismo, è messo a fuoco il momento successivo alla breve esperienza impressionista, quando l’artista, spinto da una profonda inquietudine creativa, decide di intraprendere, nel 1881, un viaggio in Italia.
“Focus di questa rassegna – anticipa il curatore, professor Paolo Bolpagni – sarà la produzione di Pierre-Auguste Renoir a partire dagli anni Ottanta del XIX secolo, che segnò l’inizio di un progressivo allontanamento dall’esperienza impressionista. La mostra seguirà poi l’evoluzione della sua pittura nei successivi sviluppi, dalla monumentalità classicheggiante e 'neorinascimentale' delle figure ai paesaggi della Provenza e della Costa Azzurra, indagando sia i rapporti con altri artisti, sia le 'assonanze' con chi, nel periodo del 'ritorno all’ordine', ne mediterà e assimilerà la lezione. Documentate in mostra le vicinanze e tangenze del maestro d’oltralpe con Giuseppe De Nittis, Federico Zandomeneghi, Giovanni Boldini e Medardo Rosso, italiani attivi a Parigi in quei decenni, e poi ponendo in risalto l’originalità di una produzione che non fu affatto attardata, ma che costituì uno dei primi casi di quella 'moderna classicità' che sarebbe stata perseguita da numerosi artisti degli anni Venti e Trenta, in maniera speciale in Italia, come sarà evidenziato dai confronti che saranno istituiti nelle sale di Palazzo Roverella. Per esempio con le sculture di Marino Marini e Antonietta Raphaël (affiancate alla Venus Victrix di Renoir del 1916), e con i dipinti di Armando Spadini, Carlo Carrà, Giorgio de Chirico, Arturo Tosi, Filippo de Pisis, Luigi Bartolini, Enrico Paulucci. Tutti documentati, accanto ai capolavori di Renoir, in questa sontuosa mostra”.
Dal Roverella al Roncale, dove, dal 25 marzo al 25 giugno 2023, il percorso artistico di Virgilio Milani (1888-1977) funge da filo conduttore di un viaggio tra i diversi protagonisti della storia dell’arte del Novecento in Polesine. Con Milani, saranno raccontati artisti come Mario Cavaglieri, Leone Minassian, Edoardo Chendi, sino a Paolo Gioli, che di Milani è considerato l’‘erede’. Insieme alla figura del critico Giuseppe Marchiori.
“Ad essere proposto è un tributo, doveroso, al più importante scultore rodigino del Novecento. Anche oggi è impossibile camminare per Rovigo senza imbattersi in almeno un’opera di Virgilio Milani. Per diversi decenni egli venne chiamato a connotare con le sue sculture, spesso monumentali, decine di luoghi ed edifici pubblici, palazzi, chiese e tombe. Per chi poteva permetterselo, mostrare in casa un suo bronzo era questione di status symbol.
“Ma, insieme a Milani, questa mostra, farà rivivere al visitatore la storia e le storie del mondo artistico e culturale polesano dal primo dopoguerra agli anni ottanta del Novecento”, anticipa il presidente della Fondazione Cariparo. “Questa mostra, vuole essere occasione per analizzare, decantate le passioni, l‘effettiva importanza dell’artista, celebrato in casa ma sostanzialmente trascurato, forse a torto, in Italia e in Europa”, evidenzia Alessia Vedova, co-curatrice della mostra.
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