VOCE
ROVIGO
18.01.2023 - 11:38
ROVIGO - Ufficialmente non è ancora detta l’ultima parola. Ma, di fatto, ormai è difficile ipotizzare che i frati prendano una decisione diversa da quella trapelata nelle settimane scorse, ovvero di lasciare lo storico convento di Rovigo. Ma, oltre l'amarezza dell'allontanamento dalla città capoluogo dei tanto amati frati cappuccini, si pongono due problemi rilevanti: cosa ne sarà di quell'immenso stabile?
La mensa dei frati, l'unica mensa per i poveri in città che dà ogni giorno da mangiare a oltre 40 persone, che fine farà? Alla seconda domanda aveva già dato risposta il vescovo Pierantonio Pavanello che, alla vigilia di Natale, aveva assicurato che, qualora i frati avessero lasciato la città, della mensa se ne sarebbe fatta carico la diocesi. E il presidente della Caritas diocesana, Davide Girotto, lo conferma.
“Da quello che sappiamo noi, dalle interlocuzioni che abbiamo avuto con i frati, la loro scelta di lasciare la città è legata alle dinamiche interne e ai numeri delle vocazioni - spiega Girotto - non possono permettersi, visti i numeri, di essere presenti in tutte le comunità. Sappiamo che tra tutte anche quella di Rovigo potrebbe chiudere ma, se così sarà, diventerà ufficiale solo a marzo quando faranno la loro assemblea”.
“Noi da tempo siamo stati messi a parte della loro intenzione e ci siamo interrogati subito, come diocesi su cosa fare - continua il presidente - e ci siamo mossi decidendo che la mensa la prenderemo in gestione noi, così come ha detto il vescovo. Non sappiamo ancora dove, come è perché ma noi la mensa per i poveri la terremo sicuramente aperta e vogliamo farlo come diocesi e quindi con la Caritas che è l'organismo della diocesi deputato alla carità. Come ha detto il vescovo la Caritas si farà carico della mensa, di certo. Chiaramente in collaborazione con chiunque voglia darci una mano”.
“Il Vescovo ha voluto dare un forte segnale di sicurezza. La mensa ci sarà e quando i frati decideranno se andare via ragioneremo su dove farla e come. Non sarà dall'oggi al domani, avremmo tempo di decidere come organizzarci”, conclude Girotto.
E, quindi, se per fortuna almeno la mensa, servizio fondamentale per i rodigini in difficoltà, non chiuderà i battenti - parola della diocesi - resta il secondo grande interrogativo aperto: cosa succederà della grande struttura che i frati abbandoneranno? Ci sarà qualcuno che vorrà prenderla in gestione o sarà invece destinata a diventare l'ennesimo vuoto urbano?
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