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ROVIGO

Settimana corta, già realtà in alcuni paesi. E in Italia?

Parlano i rodigini: "Con lo smart working la produttività migliora"

ROVIGO - Gli anni di pandemia globale hanno fatto riflettere tanto le aziende quanto i lavoratori su una nuova possibilità di lavorare. Già da anni, in alcuni Paesi europei, si parla di settimana corta a parità di stipendio. Con le ultime esigenze a causa del dilagare del Covid-19, a tale dibattito si è aggiunta l’opportunità di provare lo smart working.

A molti è piaciuto. È vero che ci sono settori, soprattutto legati al pubblico, che non potrebbero sfruttarlo, ma molti lavoratori possono destreggiarsi tra lavoro in loco e da casa. Questo porterebbe ad un miglioramento della vita del singolo; l’importante, come sempre, è non approfittarsene. Su queste basi alcune aziende italiane hanno iniziato a sperimentare la settimana corta e l’incentivazione dello smart working. La maggior parte dei rodigini ritiene che questa sia la giusta direzione da dare al lavoro per mantenere il connubio tra benessere personale e esigenze lavorative.

Dice, infatti, Linda: “Pensando, in particolare, a chi ha un solo giorno di riposo alla settimana, credo che questa proposta potrebbe essere molto utile per vivere meglio la propria vita. Se uno vive meglio la propria vita extra lavorativa, distribuendo il tempo in modo migliore, poi questo si riflette sul proprio lavoro”.

Lo stesso aggiunge Angelo: “Io penso che sia una buona opportunità per la tutela e il benessere del lavoratore. È anche vero che servono regole concrete. È chiaro che tutto ciò si riflette non soltanto sul benessere del lavoratore, ma anche sull’impatto che avrà in azienda questa ritrovata serenità. In molti se ne sono accorti in periodo Covid, quando abbiamo consolidato lo smart working”.

Valentina aggiunge: “Io sono d’accordo. È importante riuscire a conciliare il lavoro con il tempo extra lavorativo: la produttività migliora. Lo smart working, inoltre, è utile soprattutto per alcune categorie di lavoratori. È ovvio che non tutti ne possono trarre beneficio se si lavora, ad esempio, con il pubblico o se serve lavorare in squadra. Bisogna trovare un equilibrio tra smart working, che approvo, e lavoro in presenza”.

A concludere è Paola che, invece, ha un’opinione diversa: “Sono convinta che in tanti si approfitterebbero della situazione. Sulla carta è una bella proposta, ma anche in azienda abbiamo visto un calo della produttività quando eravamo tutti in smart working durante il periodo Covid. Quindi bene la proposta, ma bisogna essere responsabili rispetto al proprio ruolo e al proprio impegno”.

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