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LIRICA

L'esperimento del Venezze è più che riuscito

Al teatro Sociale applausi per “La prova di un’opera seria”, con la regia di la regia di Anna Cuocolo

ROVIGO - Scommessa vinta a giudicare dagli entusiastici applausi a “La prova di un’opera seria”, andata in scena sabato sera e replicata oggi al Teatro Sociale di Rovigo, farsa in un atto musicata da Francesco Gnecco su libretto di Giulio Artusi, nella coproduzione ed allestimento inediti del Conservatorio Francesco Venezze di Rovigo con il Sociale, per la regia di Anna Cuocolo e Elisabetta Maschio, direttore d’orchestra.

L’opera è stata riproposta con alcuni “ritocchi” nella prima versione in un atto che debuttò a Venezia al Teatro di San Giovanni Crisostomo nel 1803, col titolo originale “La prima prova dell’opera Gli Orazi e i Curiazi”, riferita alla composizione di Domenico Cimarosa, a sua volta  ispirata alla tragedia “Horace” di Pierre Corneille.

Il successo di questa giocosa parodia del mondo teatrale operistico sta nel proporre, con un’ironia bonaria da cui scaturisce una serie di situazioni comiche, i vizi e le debolezze del mondo del teatro, con l’effetto di renderlo meno distante, più familiare, dal momento che alla fine ne risulta uno specchio dei comportamenti umani nella vita quotidiana, rendendola ancora attuale.

Così come moderna risulta la rappresentazione del dietro le quinte con gli ammiccamenti al pubblico, l’uscita degli interpreti dal palcoscenico nei palchi e in platea, che richiama il metateatro.

A questo si aggiungono alcuni elementi originali ad incominciare dal cast in cui gli allievi del Conservatorio si sono cimentati accanto ai loro docenti: i due soprani Yang Liu (Corilla la prima donna) e Yijun Huang (la seconda donna), il tenore Wei Li (Fischietto, copista e suggeritore), insieme a Matteo Urbani (Federico, primo tenore), il baritono Umberto Chiummo (il maestro compositore), il basso-baritono Eugenio Maria Degiacomi (poeta autore).

Altre varianti sono l’assenza dell’impresario (sostituito dal poeta) e di una coppia di contadini (al loro posto due baristi), ma la chicca più sorprendente e decisamente riuscita è stato l’inserimento di due intermezzi di un falsettista, personaggio misterioso mirabilmente interpretato da Alexandru Costea. Gradito l’inserimento di arie celebri – dall’”Orfeo ed Euridice” di Gluck e il “Don Giovanni” di Mozart a Händel e Broschi – che hanno fatto risaltare le doti degli interpreti.

 

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