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Omicidio di Ariano

Paolo Crepet sull'omicidio di Rkia: "Non lasciate soli quei bimbi"

Per il noto psichiatra "il peggior nemico possibile per la loro anima sarebbe la solitudine"

“Non lasciate soli quei bimbi”

ARIANO NEL POLESINE - La cosa peggiore sarebbe lasciarli soli. Perché la mente dei bambini funziona al contrario rispetto a quella degli adulti: “Nel loro caso, l’elaborazione passa attraverso la distrazione. Devono stare il più possibile con altri bambini, e attorniati dall’amore”. A dirlo è Paolo Crepet, psichiatra, sociologo ed educatore, poche ore dopo la diffusione della notizia che ad esplodere il colpo fatale per Rkia è stato, accidentalmente, il figlio più piccolo, di soli otto anni.

Crepet, come può un bambino così piccolo affrontare una tragedia così grande?

“Prima di tutto mi sento di dire una cosa: vorrei capire davvero che cos’è successo. Ovvero: perché c’era una pistola, carica, nelle vicinanze di un bambino. A casa mia una pistola non c’è mai stata, non riesco nemmeno ad immaginare come si possa tenerla. Ma per di più carica, e vicina a un bambino... per me è proprio inimmaginabile. Il padre dovrà spiegarlo agli inquirenti”.

Torniamo al bambino,

“Per fortuna ha soltanto otto anni. E’ abbastanza piccolo per superare l’accaduto, con l’aiuto di psicologi e neuropsichiatri infantili. Avrà, però, soprattutto bisogno di molto amore. Mi appello al tribunale minorile perché faccia di tutto per assicurare al bambino un ambiente amorevole. Non importa che ci sia una famiglia formale, ma un amore vero. Dove c’è amore, va sempre bene. Diverso è il discorso per il fratello di 11 anni”.

In che senso?

“E’ più grande, ed è sicuramente più a rischio. Perché qui il problema non è tanto di chi ha premuto fisicamente quel grilletto: si è trattata, purtroppo, soltanto di una tragica fatalità. Il vero problema è quello di aver assistito a una scena del genere. Vedere la madre morire così è un evento che segna”.

E come si supera?

“I bambini vanno lasciati con altri bambini, quanto più possibile. A scuola, all’asilo, al doposcuola, pensando a un centro di aggregazione per l’estate. Tutto è fondamentale, perché i bambini hanno bisogno di distrazione. Noi adulti elaboriamo l’accaduto stando lì a pensarci su, i piccoli invece lo fanno proprio non pensandoci. Ed è al contrario che dobbiamo ragionare: cercando di distogliere la loro mente da quelle terribili immagini”.

Il ricordo però resterà, e il rischio è che si possa sviluppare il senso di colpa.

“In realtà, dipende. Non esiste alcuna equazione matematica che ci dice cosa succederà. Dipende molto da cosa accadrà a questi bambini nelle prossime ore, nelle prossime settimane”.

Che ruolo può avere la comunità in questo percorso?

“Fondamentale. Ed è fondamentale che tutta la comunità sostenga questi bambini. Non penso a iniziative ad hoc, quanto piuttosto al fatto che questi due bambini possano fare parte di una comunità in cui altri bambini giocano, si divertono, stanno insieme. Non ho dubbi: per loro, la cosa peggiore in assoluto sarebbe la solitudine. E’ questo il vero nemico giurato della loro anima”.

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