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ROVIGO

"Settimana corta? Una felice rivoluzione"

Un grande sì per questa nuova proposta che vede la maggior parte dei rodigini favorevoli

ROVIGO - La settimana corta, a quasi tutti i rodigini, piace: lavorare solo quattro giorni alla settimana sembra quasi un sogno. Ci sono tanti fattori da considerare, ma ci sono già alcune aziende italiane che, pioniere, la stanno provando.

In Europa, la sperimentazione è molto più avanzata: sono già molte le realtà che portano avanti questo nuovo modo di lavorare per ridurre lo stress e l’ansia lavorativi, migliorando così le prestazioni e garantendo maggior tempo libero ai dipendenti. Quindi, un grande sì per questa nuova proposta, ma ad una condizione: che gli stipendi rimangano invariati a fine mese. Questo è ciò che si augurano i cittadini polesani per il proprio futuro e chissà se effettivamente l’Italia sarà pronta non solo per un cambiamento, ma per quella che sembra una felice rivoluzione.

Dice, infatti, Maurizio: “Sono decisamente favorevole all’introduzione della settimana lavorativa corta perché migliorerebbe la vita di tutti. Questo si può fare, ovviamente, a parità di guadagno a fine mese, altrimenti non ne vale la pena”. Sono tanti i punti di domanda che vengono alla luce sull’argomento che nel nostro territorio è ancora una ipotesi lontana. Se, però, serve a migliorare la vita dei dipendenti, ha un senso.

È quanto afferma Stefano: “Premettendo che io non sono ben informato sull’argomento, penso che, se sono stati fatti recenti studi appositi, si siano già valutati i punti pro e le criticità. Se questo argomento è all’ordine del giorno, vuol dire che siamo anche pronti per poterlo provare e potrebbe essere una buona idea”.

Non dello stesso parere, invece, è Simone, pensando alla sua vita lavorativa: “Io sono un libero professionista e trovo che autorizzare la settimana corta lavorativa in realtà non serva a molto. Riscontro sulla mia pelle quanto significhi lavorare più ore, pertanto tutti dobbiamo avere le stesse opportunità”.

A concludere è Massimo che racconta: “Perché non provarci? Ci sono già tante realtà che, a livello europeo, stanno provando questa nuova possibilità di lavorare con anche buoni risultati. Per cui ritengo che anche in Italia si possa andare oltre e iniziare a ragionare concretamente rispetto a questa opportunità per i dipendenti”.

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