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Rovigo

Truffa dei bonus facciata, tre arresti

Nei guai alcuni polesani che hanno creato tre società ad hoc per fatturare lavori mai eseguiti

Truffa del bonus facciate, tre arresti e 2 milioni di euro di sequestri

ROVIGO - Tre arresti in Polesine per truffe sui bonus edilizi e sequestro per oltre due milioni di euro. Il procuratore capo della Procura della Repubblica di Rovigo, Manuela Fasolato, ha dato esecuzione di tre misure cautelari personali di custodia in carcere e la delega alla Guardia di Finanza per l'esecuzione di decreti di sequestri preventivi di denaro e altre utilità. Tali provvedimenti sono stati emessi su richiesta della Procura nei confronti di M.M., A.A. e L.A., indagati in ipotesi accusatoria di numerosi delitti di indebita percezione di erogazioni pubbliche, di truffa ai danni di un ente pubblico e di autoriciclaggio.

Gli indagati avrebbero commesso questi reati nell'ambito di un'attività finalizzata alla generazione di ingenti profitti tramite la creazione e la successiva cessione di bonus edilizi non dovuti, in particolare dei cosiddetti "bonus facciate". Questi ultimi sono stati introdotti dalla legge n. 160 del 2019 e permettono di riconoscere, sotto forma di detrazione dalle imposte, al proprietario del bene immobile il 90% delle spese effettivamente sostenute.

Le indagini della Guardia di Finanza di Rovigo, con l'ausilio della Aliquota della Guardia di Finanza della Sezione di Polizia Giudiziaria alla Procura della Repubblica, hanno permesso di ricostruire la vicenda in ipotesi accusatoria. Gli indagati, agendo attraverso il supporto di tre diverse società, avrebbero confezionato deleghe apocrife a firma di ignari proprietari di immobili. Successivamente, attraverso l'indicazione di lavori mai eseguiti a favore di oltre trenta unità immobiliari e l'intermediazione di professionisti abilitati, avrebbero ottenuto la generazione di crediti d'imposta fittizi, che venivano contestualmente trasferiti a favore delle società, indicate come prime cessionarie.

Per monetizzare prontamente l'operazione, l'intero ammontare dei crediti generati veniva poi ceduto ad un ente pubblico, ottenendo una somma di denaro pari a 2.186.618,73 euro. Sia il denaro profitto della cessione dei crediti fittizi, che gli stessi crediti, sono oggetto del decreto di sequestro preventivo richiesto ed ottenuto dalla Procura ed emesso dal Gip. Inoltre, è stato contestato in ipotesi accusatoria il delitto di favoreggiamento personale a carico dell'avvocato difensore dei tre indagati, in relazione a determinate condotte ritenute poste in essere per aiutare gli indagati ad eludere le investigazioni dell'autorità giudiziaria. Il procedimento è attualmente in fase di indagine preliminare.

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