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ROVIGO

"Meno tasse per azzerare il nero"

Rodigini preoccupati dalla pressione fiscale più che dall’alto numero di giorni lavorati

ROVIGO - Al Nord, i dipendenti del settore privato lavorano quasi due mesi in più rispetto a quelli del Sud, ma - nonostante questo - in Polesine lo stipendio medio supera di poco i 1.600 euro lordi al mese, e non arriva, a conti fatti, a 20mila euro l’anno, da cui vanno detratte tasse e contributi.

Nel Meridione, il problema principale è rappresentato dal lavoro “sommerso”, che contribuisce a accentuare il divario tra Nord e Sud. Nel 2021, secondo la Cgia di Mestre, il numero medio di giornate lavorative retribuite è stato di 248 in Veneto contro le 211 del Sud. Di conseguenza, un operaio del Nord ha lavorato 37 giorni in più, equivalenti a quasi due mesi lavorativi aggiuntivi, rispetto a un collega meridionale.

Dati, quelli elaborati dall’ufficio studi degli artigiani di Mestre, che non sorprendono i rodigini che, in qualche modo, se lo aspettavano. Il problema è trovare le soluzioni per invertire la rotta. “Abbassare il costo di gestione delle aziende e tutta la tassazione e la pressione fiscale potrebbe essere una soluzione - spiega Riccardo, commerciante del centro storico - così si potrebbero incentivare le assunzioni e dare lavoro ai giovani”.

Per mille euro di stipendio netto in busta paga per il lavoratore, il datore di lavoro ha un costo complessivo superiore a 1.800 euro. “Dovrebbero ridimensionare le tasse, calarle ed investire sui giovani dando loro lavoro - spiega Domenico - non è questione di Nord o Sud, perché l’Italia è unica. L’unico modo per far ripartire l’economia è sicuramente quello di abbassare le tasse: soltanto così ci sarà meno evasione”.

“Sì, bisognerebbe diminuire un po’ il carico fiscale che purtroppo abbiamo - spiega Michele, pasticcere del centro storico - i lavoratori che a noi servirebbero ci costerebbero troppo, e quindi dobbiamo rinunciarvi. Con tasse più basse ci sarebbe più lavoro regolare e ci sarebbero, soprattutto, più assunzione. Purtroppo invece siamo sempre abbandonati a noi stessi”.

Gli anni della pandemia hanno portato gli italiani a guardare in maniera diversa alle dinamiche del mondo del lavoro. I futuri lavoratori non si accontentano più in un “qualsiasi lavoro”, ma cercano qualcosa di più soddisfacente e più adeguato a loro. “Per non restare senza manodopera - continua Nicola - si dovrebbe abbassare il costo del lavoro in capo agli imprenditori e, quindi, creare più occupazione in regolare. Sicuramente al Sud c’è bisogno di creare occupazione, ma credo che più posti di lavoro siano necessari anche da noi”.

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