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Rovigo

Pasti ai poveri, tocca alla Caritas. "Ma non chiamateci mensa"

Domenica l'ultimo giorno dei frati, da lunedì apre il nuovo servizio. Girotto: “Luogo aperto al territorio”.

Pasti ai poveri, tocca alla Caritas. "Ma non chiamateci mensa"

Davide Girotto, della Caritas diocesana, con Daniele Andreotti

ROVIGO - Da lunedì 28 agosto scatta la nuova erta della mensa di poveri. Non più gestita dai Frati Cappuccini, il convento infatti ha già deciso la chiusura, ma da parte del volontariato. E’ un impegno importante che la diocesi di Adria-Rovigo ha deciso di prendere, per affrontare il tema della fragilità in una dimensione comunitaria. La diocesi insieme a Caritas ha scelto di collocare questo servizio all’interno degli spazi del seminario diocesano, per viverlo in una prospettiva di accoglienza, aperta e familiare, ovvero di casa.

Operatori e volontari si preparano ad accogliere tutte le persone che potranno avere bisogno di un momento di ristoro, di un luogo di incontro e condivisione. Domenica 27 ultimo giorno della mensa dei poveri gestita dai frati cappuccini che lasceranno definitivamente il capoluogo polesano. Dal giorno seguente partirà una nuova esperienza all’interno del seminario diocesano, un piccolo passo prima di una rivoluzione più concreta. A raccontare questo percorso il direttore della Caritas diocesana Davide Girotto.

Direttore, quando nasce l’idea di gestire la mensa per i poveri?
“Quando i frati hanno comunicato che avrebbero lasciato il capoluogo e di conseguenza non avrebbero più gestito la mensa. Da quel momento abbiamo subito parlato con il vescovo Pavanello della volontà di spendersi come Caritas e diocesi in un servizio importante verso la nostra società e per il nostro territorio”.

Perché “locanda” e non “mensa”?
Mensa è un termine che si colloca ormai in un pensiero di povertà, noi vorremmo che quello che stiamo costruendo diventi un luogo per tutti, non ghettizzante ma aperto a chi vive la ‘casa della diocesi’ e a tutto il territorio. Concretamente se si sta bene nel contesto che si vive è più facile creare delle relazioni e salvaguardare il luogo stesso. Ci piace specificare che sarà la ‘locanda della casa’ e non della Caritas”.

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