VOCE
Agricoltura
10.10.2023 - 15:34
ROVIGO - L'attuale scenario globale, caratterizzato da una caduta verticale dei prezzi dei cereali, sta destando preoccupazione tra gli agricoltori di Rovigo. Le quotazioni dei cereali, in particolare del grano duro, stanno subendo una significativa diminuzione, causata principalmente dall'arrivo massiccio di prodotti esteri sul mercato e dalle turbolenze create dal prolungato conflitto in Ucraina.
"Il mercato dei cereali è sotto pressione – spiega Lauro Ballani, presidente di Confagricoltura Rovigo – e la paura è che a fine anno le aziende agricole fatichino a chiudere i bilanci con un segno positivo. C'è una tendenza ribassista eccessiva e anomala su ogni fronte. Il grano tenero l'anno scorso era battuto a 370 euro a tonnellata, mentre quest'anno siamo attorno ai 250 euro. Il grano duro aveva raggiunto picchi di 500 dollari a tonnellata, contro i 350 euro odierni, che però scenderanno a 320 euro in quanto il prodotto ha un basso peso specifico a causa delle piogge abbondanti di maggio, che hanno causato problemi alle piante. Ci sarà, perciò, un deprezzamento dal punto di vista qualitativo, con un declassamento a categoria inferiore. Inoltre, si fatica a vendere, perché il mercato è inondato dal prodotto in arrivo da Cina e Russia. Pure il prodotto ucraino, che dovrebbe essere destinato ai Paesi extra Ue, manda in realtà vagoni di merce in tutta Europa. Infine, gli eventi bellici hanno un influsso negativo, anche se è più emotivo che reale. E questo destabilizza".
Non va meglio per mais e soia. "Per il granoturco la qualità è buona – dice il presidente – e la produzione è elevata rispetto al 2022, ma siamo a 210 euro a tonnellata contro i 370 della scorsa stagione. A conti fatti, faremo meno bilancio, tenuto conto che abbiamo comprato le materie prime come sementi e concimi in gennaio, quando i costi erano molto alti. Abbiamo speso tanto e incasseremo poco. Anche la soia non sta andando benissimo, anche se la raccolta è al 60 per cento. Il prodotto sembra buono dal punto di vista qualitativo, ma la quantità è variabile. Le altissime temperature di agosto hanno bloccato la maturazione e molti baccelli presentano semi striminziti. La produzione vendibile lorda sarà, presumibilmente, più bassa di quella dell'anno scorso".
Il settore agricolo si trova quindi in una situazione difficile in cui i costi di produzione elevati sostenuti all'inizio dell'anno, quando i prezzi delle materie prime erano più alti, si stanno traducendo in margini di profitto ridotti o addirittura negativi.
Secondo gli addetti ai lavori entro gennaio o febbraio 2024 i prezzi potrebbero beneficiare di un assestamento, con un ritocco verso l'alto. "Nel frattempo, però, gli agricoltori incassano poco, mentre nei supermercati i prezzi della pasta, della farina di mais e di altri cereali continuano ad aumentare – osserva Ballani -. Stiamo, quindi, assistendo alle ennesime speculazioni, ma la gente crede che i rincari vadano a favore degli agricoltori. Ci teniamo a ribadirlo: i nostri guadagni sono sempre più risicati. Ci sono aziende che hanno parecchi oneri e debiti da onorare e rischiano di chiudere l'annata in affanno".
Molti interrogativi si aprono anche in vista della campagna di semina dei cereali autunno-vernini, come grano duro, grano tenero, orzo e colza. "Ci interroghiamo sulle scelte aziendali da compiere, alla luce delle difficoltà attuali. Io prevedo una contrazione delle superfici a grano – azzarda il leader di Confagricoltura – e un recupero della barbabietola da zucchero, che ha registrato una buona annata grazie a contratti favorevoli, siglati con prezzi più alti, e grazie anche all'elevato valore dello zucchero sui mercati internazionali. In primavera, in base all'andamento dei prossimi mesi, capiremo se seminare più mais o più soia, o se puntare su sorgo e girasole, che quest'anno hanno incontrato i favori di molti produttori".
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