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Confagricoltura

E' allarme alberi da frutta a Rovigo

Al via le richieste per il settore agricolo

E' allarme alberi da frutta a Rovigo

ROVIGO - Una crisi senza precedenti sta colpendo il settore agricolo della provincia di Rovigo. Secondo i dati di Veneto Agricoltura, la coltivazione di alberi da frutta è in rapido declino, con pesche e pere particolarmente colpite. In un decennio, gli ettari coltivati a pere nel Polesine si sono ridotti del 65%, passando da 1.478 ettari nel 2012 a soli 583 ettari nel 2022. La situazione non è migliore per le pesche e le nettarine, con quasi nulla coltivato nell'ultimo anno.

La crisi si estende anche alle mele, con un calo del 52% negli ettari coltivati dal 2012 al 2022. Anche i kiwi, nonostante qualche timido segnale di stabilità, restano una coltura marginale con appena 194 ettari nel 2022. Di fronte a questa grave situazione, Confagricoltura Rovigo ha annunciato la partecipazione a una manifestazione organizzata da Confagricoltura Emilia-Romagna a Bologna il prossimo 23 ottobre alle 9. L'obiettivo è chiedere un immediato sostegno per il comparto agricolo, fondamentale per l'economia locale. 

"Le aziende agricole continuano a tagliare alberi – dice Lauro Ballani, presidente di Confagricoltura Rovigo -. Il maggior tracollo è per il pero, che ha sofferto di problematiche continue: dalla cimice asiatica al gelo, dalla siccità all'alternaria, tanto che le medie produttive sono sotto la media e ci sono ripercussioni sulla qualità degli impianti. Con le mele tradizionali non va meglio, ma alcune nuove cultivar, come le varietà Club, stanno dando buone soddisfazioni sul mercato. Tuttavia, i costi di impianto sono molto elevati e gli ammortamenti hanno tempi troppo lunghi per riuscire a rientrare con le spese. Per l'actinidia, o kiwi, la spina nel fianco sono le malattie all'apparato radicale, che hanno causato la moria delle piante e un germogliamento insufficiente, portando a produzioni basse. In più, nel 2023, ci sono stati danni importanti da gelo. Pesche, albicocche e nettarine sono praticamente scomparse dal territorio. Perciò i frutticoltori si interrogano per capire cosa fare: se investire in impianti più moderni, che possono aiutare le coltivazioni, o cercare alternative come mirtillo e nocciole. Quel che è certo è che non possono essere lasciati soli: servono misure ad hoc per il rilancio del settore e incentivi, che chiederemo a partire dalla manifestazione di lunedì".

I frutticoltori, a Bologna, chiederanno un aiuto per le aziende frutticole colpite dalle gelate della primavera scorsa, insieme a un adeguato periodo di moratoria. Importante, per il rilancio del settore, anche il finanziamento del sistema assicurativo per la nuova programmazione 2023-2027, con una contribuzione della polizza agevolata pari al 70%. Tra le richieste pure la programmazione di un progetto di riconversione varietale mediante un contributo agli espianti, che consenta l'introduzione di specie e varietà frutticole di maggior interesse e l'applicazione, sulla manodopera occupata nel comparto frutticolo, delle agevolazioni contributive proprie delle "zone svantaggiate" (sgravio pari al 68%). Infine, i frutticoltori invitano a stimolare la realizzazione di impianti di difesa antigelo e favorire la realizzazione di nuovi impianti frutticoli dotati di coperture antigrandine e antinsetto.

"Dalla Regione Veneto ci aspettiamo incentivi per proteggere i raccolti dalla grandine attraverso la difesa attiva e per costruire impianti più moderni – sottolinea Ballani -. La frutta è un settore strategico e fondamentale per la nostra alimentazione. Il nostro prodotto è tra i più controllati e certificati al mondo: perdere superfici a favore dei competitor stranieri, quindi, non è una sconfitta solo dal punto di vista economico, ma un rischio a livello qualitativo e sanitario, in quanto in molti Paesi vincoli e regole sono meno ferrei. Perciò puntiamo a recuperare terreno e a ridare speranza ai frutticoltori, che sono sfiduciati da anni di mancate produzioni e redditività".

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