VOCE
Sindacati
01.11.2023 - 12:00
Piero Colombo, Gino Gregnanin, Samuel Scavazzin
ROVIGO - Il recente studio condotto dalla Cgia di Mestre, basato sui dati Inps, ha sollevato preoccupazioni sulle disuguaglianze salariali nel territorio del Polesine. Secondo il report, i redditi da lavoro o pensione nella regione risultano essere più bassi rispetto alla media del Veneto e del resto del Paese. Questa situazione, affermano i sindacati locali di Cgil, Cisl e Uil, è una questione di lunga data che richiede attenzione immediata e azioni concrete per colmare il divario e migliorare la qualità della vita dei lavoratori.
"Il problema salariale esiste ed è collegato ad un'idea di sviluppo che deve guardare alla qualità e non solo alla quantità. La contrattazione, e con essa le retribuzioni, va rafforzata in tutta Italia - spiegano i segretari generali della Cgil di Rovigo Pieralberto Colombo, della Cisl Padova Rovigo Samuel Scavazzin e della Uil di Rovigo Gino Gregnanin - , anche per un recupero sull'inflazione, ma nel nostro territorio in modo particolare, per colmare il divario con le altre province e regioni. Va sviluppato l'insediamento di attività che diano risposte in termini di qualità anche salariali, mentre l'impressione è che da noi più che altrove stiano crescendo soprattutto i settori poveri, dove la competizione delle imprese per rimanere sul mercato viene affidata alla comprensione dei salari, con il rischio che il territorio si impoverisca ulteriormente e perda attrattività"
Una strategia chiave è l'espansione della contrattazione a livello aziendale e territoriale. Nonostante la maggior parte delle imprese nella regione siano piccole, l'implementazione di contrattazioni di secondo livello potrebbe aiutare ad aumentare i salari, migliorando così le condizioni dei lavoratori.
"Va incentivata la contrattazione nazionale, per il rinnovo dei numerosi contratti ancora al palo, ma anche quella aziendale e territoriale - confermano - . In un tessuto imprenditoriale come il nostro, fatto di piccole imprese, l'allargamento della contrattazione di secondo livello, soprattutto in alcuni ambiti del lavoro dipendente, aiuterebbe ad elevare le retribuzioni, ma nel nostro territorio le aziende che ne fanno uso sono meno del 20%. Servirebbe ovviamente la disponibilità delle controparti datoriali perché gli aumenti siano dignitosi e adeguati all'inflazione, altrimenti il rischio è che il processo dinamico prezzi-salari si tramuti in una spirale prezzi-profitti. E servirebbe la disponibilità delle amministrazioni locali e del terzo settore per incentivare anche la contrattazione territoriale, soprattutto per sgravi fiscali e servizi a vantaggio delle fasce più deboli".
Le organizzazioni sindacali sottolineano inoltre l'importanza di sviluppare un'idea di crescita economica che tenga conto delle specificità del territorio, concentrandosi sulla creazione di posti di lavoro stabili e salari adeguati.
"Tutto questo dev'essere accompagnato da un'idea di sviluppo che guardi alla vocazione del territorio, ma incida positivamente sulla qualità del lavoro, sia in termini di stabilità che di retribuzioni adeguate. Questo a sua volta si rifletterebbe su carriere contributive tali da permettere pensioni dignitose. Rimane comunque la necessità di stanziare risorse per adeguare le pensioni più basse a livelli di dignità. Per uscire dall'ultimo posto in classifica, serve un piano di provvedimenti nazionali e territoriali che guardino da un lato all'allargamento della contrattazione di secondo livello, dall'altro a politiche e progettualità che elevino la qualità dello sviluppo stesso. L'obiettivo non è aiutare il Polesine a raggiungere province limitrofe economicamente più sviluppate, con stipendi e pensioni più alte. Perché in Veneto, come in tutto il resto d'Italia, esiste un problema salariale che le Organizzazioni Sindacali segnalano da tempo, e anche raggiungendo la media italiana, saremmo comunque gli ultimi in Europa".
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